In bici in Ungheria: non c’è bellezza senza funzionalità
Da Bolzano a Trento, Marco Zanini è al secondo giorno di viaggio in bicicletta con destinazione Ungheria. Un percorso "blindato" nella ciclovia

Iniziamo la giornata con un giro nell’architettura contemporanea di Bolzano. Esploriamo la zona a nord ovest vicino al castello tra meleti impenetrabili (dove forse hanno paura che gli rubino le mele) e social housing.
Usciamo da Bolzano e fino a Trento non ci colpisce nulla, tranne un prelibato panino con carne salada e un calice di Teroldego e (ovviamente) un assaggio, direttamente dalla vite a bordo ciclovia, dell’uva da cui proviene.
Oggi tutto in piano lungo il fiume e l’unica salita che affrontiamo è a S.Michele in cerca di una chiesa, che sfortunatamente troviamo chiusa, ma dall’apprezzabilissima facciata. A Trento incontriamo Mariachiara, un’amica che ci porta come benvenuto una bottiglia di vino fresca e della crostata (come si fa a non volerle gia bene?).
Lasciamo Trento e lungo la strada per arrivare a Rovereto parliamo molto del senso di una ciclovia e della differenza tra viaggio e turismo. Viaggiare in ciclovia protetti e con le indicazioni di dove stai andando è bello, ma ho la sensazione che sto viaggiando “tra” le cose e non “nelle” cose. La ciclovia è separata e protetta: è una strada a misura di bici (c’è anche il bici-grill!!) e per accedere nel mondo bisogna uscire da questa infrastruttura.
Prima di Rovereto incontriamo il bellissimo castello di Beseno e mi domando ingenuamente: «se l’umanità avesse costruito un manufatto del genere nel 2017 l’avremmo ritenuto bello e sensato o un eco-mostro?». Mi sdraio nel bel giardino dell’ostello di Rovereto e ci penso su…a domani
Ps: Parlando di bellezza: oggi scopro che le rose davanti alle viti non sono decorative ma sono utili. La rosa si ammala prima della vite e funge da segnale di allerta per i coltivatori. Otto Wagner diceva (forse guardando le rose delle viti a Vienna?) che non c’è bellezza senza funzionalità.
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