Scoperte nei boschi di Somma le tracce di un aereo americano
Impegnato in una missione di mitragliamento nel 1944, fu colpito dalla contraerea dell'aeroporto di Lonate. A distanza di 73 anni le ultime parti sono state ritrovate dal gruppo di ricerca I Recuperanti
I piloti che volavano al suo fianco l’hanno visto scomparire verso la valle di un fiume, fino a schiantarsi nei boschi vicino a una cittadina. E a distanza di 73 anni, il bosco di Somma Lombardo restituisce le ultime tracce del cacciabombardiere P-47 del pilota americano Dale Hargrove, caduto nel 1944.
I resti dell’aereo – isolate parti metalliche, ma senza dubbio appartenenti al velivolo americano – sono stati ritrovati dal gruppo “I recuperanti” nei boschi tra l’attuale zona industriale di Somma e la frazione Maddalena. Dietro la sigla “I recuperanti” c’è un gruppo di ricercatori delle tracce fisiche di eventi storici e bellici in particolare. «Spesso partiamo da racconti della popolazione locale, la memoria storica di un territorio» spiega Marco Ulivi. «Poi proseguiamo la ricerca con documenti, da archivi, biblioteche, ma anche dalle cronache parrocchiali dove venivano appuntati i fatti principali di una zona». Incrociate le informazioni da più fonti, si passa alla ricerca “sul campo”, per trovare le tracce fisiche. I ragazzi oggi nel gruppo dei “Recuperanti” hanno ad esempio contribuito a ritrovare gli ultimissimi resti del campo di prigionia per militari cecoslovacchi (dell’Esercito Austroungarico) impiantato a Solbiate Olona durante la Grande Guerra.
L’ultima ricerca portata a termine è appunto quella delle tracce del cacciabombardiere P-47 Thunderbolt dell’Usaaf caduto nel dicembre del 1944 nella zona Ovest di Somma Lombardo. Il P-47 Thunderbolt faceva parte quel giorno di una formazione di quattro caccia partiti da Pisa: dopo aver attaccato l’obbiettivo principale – il ponte di Palazzolo Sull’Oglio, tra Bergamo e Brescia- proseguirono la missione sul Nord-Italia, alla ricerca di altri “obbiettivi occasionali” da colpire con le otto mitragliatrici calibro 12,7mm di cui disponeva ogni aereo. Era il metodo attraverso cui gli angloamericani puntavano non solo a distruggere specifici obbiettivi, ma a paralizzare le comunicazioni all’interno dell’area occupata dai nazifascisti, certo anche con esiti molto drammatici quando colpivano obbiettivi civili. Una foto del P-47 matricola 228321, l’esemplare caduto a Somma
«Siamo sicuri dalla documentazione – spiega Mirko Caruso, un altro dei “recuperanti” – che siano passati sopra il Campo della Promessa, probabilmente fu colpito dalla contraerea che difendeva l’aeroporto» (il Campo della Promessa era l’aeroporto militare costruito negli anni Venti e che nel 1944 ospitava aerei tedeschi e della RSI). Il gruppo ha intervistato diversi anziani della zona, sperando di individuare il luogo esatto dello schianto, che alcune la memoria locale “sedimentata” in settant’anni diceva corrispondesse con un avvallamento poi occupato dall’area verde nota come “Parco Robinson”. «Ma lì non trovavamo nulla» spiega ancora Caruso. «Grazie ad un testimone, il sigmor Giulio Saporiti, abbiamo invece identificato la vicina area detta Pupitt dal nome della cascina, che oggi è un rudere». E qui finalmente, nell’inverno 2016-2017, le ricerche con metal detector hanno consentito di individuare alcune parti in alluminio aeronautico, alcune delle quali “punzonate” e dunque riconducibili in maniera certa ad un caccia tipo P-47. Si trattava dei pezzi che, nello schianto e nell’esplosione, finirono a un centinaio di metri dal probabile punto d’impatto, che corrisponde ad un’area su cui è stato identificato un capannone (ecco perchè non si trovano più parti).
Nel gruppo “I recuperanti” (Daniele Boldini, Mirko Caruso, Luca Ceriani, Fabietto Giunni, Saverio Grasso, Alessandro Patrizio, Matteo Pietroleoni, Marco Ulivi) ognuno ha una sua specifica competenza, tecnica, storica o operativa: dagli esperti di aerei ai ricercatori con metal detector, da chi si occupa delle ricerche burocratiche ai restauratori dei pezzi recuperati. «Tutto quello che troviamo nelle nostre ricerche lo doniamo ai Comuni o facciamo mostre itineranti, come ad esempio la mostra sul campo di prigionia allestita alla Ugo Mara di Solbiate», spiegano. In questo caso le parti saranno riunite in una teca – che sarà esposta alla sede dell’associazione “Maddalena Forever”, nella frazione sommese di Maddalena -, con l’esclusione di un pezzo che sarà inviato ad un nipote del tenente Dale Hargrove, il pilota texano morto nello schianto.
La ricerca e il recupero delle parti del P-47 Thunderbolt saranno raccontate durante una serata pubblica al 1° settembre, ore 21, alla sede di Maddalena Forever (strada in ingresso a Maddalena, lato sinistro): sarà proiettato anche un documentario realizzato da Massimo Squillario, con immagini storiche e testimonianze.
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