Addio ad un editore coraggioso

Ricordo di Sergio Violini. Nel 1973 fondò Il Giornale. Il funerale si svolgerà sabato 30 settembre alle 10.30 nella chiesa Massimiliano Kolbe in viale Aguggiari.

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Un uomo coraggioso, un editore pronto a rischiare per un’idea. Sergio Violini, l’imprenditore varesino scomparso il 27 settembre a ottantacinque anni, aveva un sogno: combattere la Prealpina con un giornale anticonformista e garibaldino, attento ai diritti della gente, cattolico, a sinistra del palazzo. E con il socio Ugo Parravicini, contitolare di una ben avviata impresa di costruzioni edili, non esitò ad investirci un sacco di soldi. Accadeva alla fine del 1973. Il Giornale (Montanelli ne fondò uno con lo stesso nome ma il tribunale lo costrinse a cambiarlo in Il Giornale Nuovo) resistette alcuni anni, poi chiuse come molti quotidiani che hanno provato a far la guerra alla Prealpina. Difficile se non impossibile scalfire il gigante fondato nel 1888 da Giovanni Bagaini.

Ma il tentativo fu generoso e merita di essere ricordato. Diede lavoro a una nidiata di giornalisti in erba che venivano anche da fuori Varese, volonterosi e pieni di entusiasmo, inevitabilmente inesperti, guidati da un gruppo di veterani e professionisti di esperienza. A cominciare dal direttore Ambrogio Lucioni, transfuga dalla redazione Esteri della Prealpina, che aveva lasciato la comoda poltrona in viale Tamagno per affrontare la nuova avventura dietro le vetrate panoramiche di via Cavour. Con lui Ottorino Monestier, grafico e art director del “cumenda” Angelo Rizzoli a Milano, fondatore di un impero editoriale e cinematografico. Tra i collaboratori Carlo Alberto Lotti, restauratore col sigaro perennemente in bocca, editore, scrittore, giornalista dalla forte vena polemica e irruente protagonista della vita culturale varesina, amico di monsignor Pasquale Macchi e di Renato Guttuso. Per il piccolo giornale che sfidava la corazzata dell’editoria varesina, Lotti inaugurò la rubrica “L’uomo dal fiore in bocca”, seguitissima, in cui scriveva d’arte e di quello che sarebbe diventato il patrimonio Unesco di Varese. Del Sacro Monte conosceva tutti i segreti, ogni angolo, ogni ciottolo e lo considerava il vero centro storico della città.

Il pavese Giulio Giuzzi guidava i ragazzi della cronaca e anni dopo sarebbe diventato il vicedirettore de Il Giorno. Di cose luinesi scriveva il vulcanico Aldo Mongodi, ex staffetta partigiana che in tempo di guerra aveva aiutato a fuggire in Svizzera ebrei perseguitati per motivi razziali e politici, ex prigionieri alleati, militari e giovani di leva, renitenti ai bandi e partigiani di formazioni dissolte che cercavano scampo oltreconfine. Accanto a lui, come si diceva, una schiera di giovani destinati, negli anni a venire, a farsi onore anche in importanti fogli nazionali.

Il primo numero del Giornale era uscito l’1 dicembre 1973, preceduto da una lunga serie di numeri-zero che non valsero ad evitargli grossi problemi tecnici. Tanto che fu stampato in sole otto pagine delle previste sedici in un caos di muratori, elettricisti, addetti alla telefonia e alla fotocomposizione, una tecnica allora all’avanguardia. Ecco ciò che Violini, allora agiato costruttore di successo, scrisse al direttore Lucioni in uno dei numeri di preparazione.

“La nascita di un nuovo quotidiano nella nostra provincia ha già sciolto la briglia ad illazioni fantasiose, a giudizi affrettati, a previsioni scontate ma ci ha fatto riscontrare interesse, attesa, simpatia, adesione in misura inaspettatamente superiore a quanto ci sembrava già ottimistico prevedere”.

“Ci sembra di capire che il pubblico si aspetti un giornale nuovo e diverso che evidenzi problemi, solleciti opinioni, mobiliti consensi. Un giornale aperto che attiri la partecipazione di tutti, che sia punto d’incontro, di confronto e dialogo, che sia specchio fedele della nostra realtà provinciale. Un giornale nel quale si possano ritrovare uomini di diversa esperienza civile, culturale, religiosa, uniti dalla comune volontà di farsi voce di un movimento di opinione e di servizio. É una linea editoriale difficile, un compito arduo – concludeva l’editore – ma una prospettiva entusiasmante che ci dà la convinzione, il coraggio e l’entusiasmo di provare a realizzarla”.

Il funerale di Sergio Violini si svolgerà sabato 30 settembre alle 10.30 nella chiesa Massimiliano Kolbe in viale Aguggiari.

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Pubblicato il 29 Settembre 2017
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