In manette la banda dello “zio” e del “moro”, specialisti in usura e furti in azienda
Ricostruite due usure diventate estorsioni ai danni di piccoli imprenditori in difficoltà. La banda era anche specializzata in grossi furti in azienda: almeno una decina quelli di cui sono sospettati
Sono tutte facce già conosciute quelle messe a piramide sul tabellone bianco dell’ufficio del dirigente Franco Novati, tutti arrestati questa mattina nell’ambito dell’operazione “The Uncle” (lo zio, in inglese) portata a termine dagli uomini del commissariato di Polizia di via Ugo Foscolo, insieme ai pm Cardellicchio e D’Amico della Procura di Busto Arsizio.
Per 8 di loro, questa mattina (giovedì), sono scattate le manette e la custodia cautelare in carcere mentre per gli altri 5 sono stati decisi gli arrestiu domiciliari da parte del giudice per le indagini preliminari. Sono accusati di fare tutti parte di un’associazione a delinquere finalizzata all’usura, estorsione, danneggiamenti, incendi, furti, ricettazione e altri reati nei confronti di alcuni imprenditori tra le province di Milano, Varese e Como.
Le indagini iniziano nel 2015 quando un piccolo imprenditore della Valle Olona si presenta in commissariato e racconta la sua storia. Racconta dell’ennesimo episodio di estorsione ai suoi danni, epilogo di una serie lunghissima iniziata con un prestito di 120 mila euro ottenuto da Francesco Caliandro, uno dei componenti del gruppo.
Inizialmente è Caliandro a mettere in atto le prime intimidazioni per ottenere la restituzione ma l’imprenditore fa fatica, le cose non vanno molto bene in azienda e le pressioni si fanno sempre più violente e continue: botte, due incendi alla ditta, l’auto della compagna bruciata, ancora botte che aumentano quando il credito viene passato da Caliandro allo “zio Gianni” e al “moro”. I due nomignoli indicano Giovanni Parlapiano e Antonino Pinto, pluripregiudicati di Olgiate Olona che stanno a capo dell’organizzazione. Con loro gli interessi schizzano ulteriormente e il debito ammonta già a 250 mila euro mentre l’azienda è sotto il controllo dei malviventi. La vittima, ormai costretto a nascondersi, non ce la fa più e denuncia.
Le indagini degli agenti del Commissariato di Legnano iniziano e il gruppo comincia ad essere delineato dagli inquirenti che riescono a ricostruire anche le altre attività della banda. In un’intercettazione ambientale, durante i loro giri in auto alla ricerca di aziende da derubare, Pinto e Giuseppe Nota (autista e palo del gruppo) si definiscono “i draghi”: «Quando ci siamo io e te brucia tutto, arrivano i draghi. Servono almeno 30 litri di benzina e 70 di gasolio: la benzina fa la botta e il gasolio è più difficile da spegnere»
Alla fine gli inquirenti ricostruiscono un’altra usura che diventa estorsione (ai danni di un piccolo imprenditore edile di Busto Arsizio), diversi incendi in azienda e almeno una decina di furti e tentati furti tra le aziende di Buscate, Tradate, Olgiate Olona, Settala, San Marino, Angera. Uno degli ultimi messi a segno ha riguardato un deposito di migliaia di borse.
Gli arrestati sono, oltre a Parlapiano e Pinto, Francesco Caliandro, Giuseppe Nota, Roberto Bianchi, Adriano Vanoli, Francesco Nota, Graziano Passerini, Giuseppe Gentile, Francesco Cosentino, Marco Aldo Candiani..
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