Teresio Colombo alle pendici del Sacro Monte

Il consueto reportage naturalistico-escursionistico proposto dal nostro lettore Teresio Colombo

Teresio Colombo 3 ottobre 2017

Riceviamo e pubblichiamo, come ogni martedì, il consueto reportage naturalistico-escursionistico proposto dal nostro lettore Teresio Colombo (qui la sua storia)

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Teresio Colombo alle pendici del Sacro Monte 4 di 15

 

DA PIAZZALE POGLIAGHI AL PRATONE BASSO DELLE PIZZELLE – DALLA GIAZERA A VELATE

Il 24/9 con mia moglie abbiamo scelto di recarci con l’autobus a piazzale Pogliaghi, appena scesi scegliamo di seguire la strada parcheggio e subito ritroviamo la Morella rampicante (Solanum dulcamara) (01) questa solanacea comune nel parco mi ha sorpreso perché nella crescita si è arrampicata sulla recinzione della strada ad oltre un metro di altezza ovviamente è terminata la fioritura ma incompleta è la maturazione delle bacche che ricordo non essere eduli ma alquanto tossiche, più avanti il Luppolo comune (Humulus lupulus) (02,03) mette in bella mostra i suoi fiori femminili ma non sembra ancora aver raggiunto la recinzione, mia moglie si accorge che ad una decina di metri più avanti la massa del Luppolo si è sviluppata sino a raggiungere la recinzione della strada e i frutti sono quasi maturi. Ritorniamo qualche passo indietro per riprendere il sentiero che ci consentirà di arrivare al pratone basso delle Pizzelle, facciamo la salita quasi senza parlare per non farci accorgere che entrambi siamo a corto di fiato e di forze, la cosa la si nota appena ritroviamo un cespuglio che evidenzia abbastanza bene le bacche nere del Ligustro comune (Ligustrum vulgare) (04) l’oleacea comune nei nostri boschi sovente utilizzata nella formazione di siepi, dimenticavo di ricordare che le bacche di nero lucente sono amare e leggermente tossiche; ma arrivati al pratone mia moglie va al belvedere per godersi lo spettacolo della Rasa che dice di apprezzare moltissimo, io invece mi fermo a notare il contrasto fra i colori verdi delle foglie delle diverse piante ed il colore rosso sanguigno delle foglie del Corniolo sanguinello (Cornus sanguinea) (05). Anche io scendo al belvedere più attratto dal paesaggio delle colline che sempre più si distinguono innalzandosi le nubi che le nascondevano purtroppo il paesaggio collinare è controluce, ma altrettanto bello è il paesaggio dell’alto lago Maggiore a questo punto propongo alla moglie di salire nella parte alta del pratone dove potremo godere di una vista più ampia e vedere un vegetazione di maggiore interesse, la proposta viene accettata ben volentieri, arrivati alla cima del pratone mi accorgo della presenza di un cespuglio di Garofani selvatici (Dianthus sylvestris) (06) è pur vero che il tempo di fioritura di questa cariofillacea dovrebbe essersi concluso da tempo come dimostrano molti rami del cespuglio portanti semi maturi ma parecchi fiori sono aperti; distante qualche metro scorgo un bel Boleto lurido (Boletus luridus) (07) che è senza dubbio commestibile dopo cottura ma è tossico se ingerito crudo e per questo motivo non si può commerciare, come altri boleti se toccato il colore vira al blu cosa tipica di molti funghi ma questa reazione non ha nulla a vedere con la sua commestibilità, sono preoccupanti le fratture sulla cappella indice dell’aria asciutta e quindi di un certo ritardo nella eventuale crescita dei funghi. Nel frattempo la moglie è andata alla ricerca dell’Astro di Virgilio (Aster amellus) (09) e mi segnala i punti dove i cespugli di questa composita sono più numerosi ma per raggiungerla trovo un cespuglio con una notevole densità che scelgo quale soggetto perla foto la moglie ha visto anche numerose Carline bianche (Carlina acaulis var. caulescens) (10) la vista di questa bella e rigogliosa composita ricorda l’indicazione avuta da Carlo Magno in sogno che le sue truppe avrebbero vinto la pestilenza, di cui erano infette, cibandosi del cuore di questo fiore. Soddisfatti della nostra uscita decidiamo di scendere da un sentiero che da oltre un anno non abbiamo avuto l’occasione di percorrere perché trattasi di un percorso ricco di argilla che in caso di pioggia trattiene l’acqua rendendolo estremamente scivoloso.
Il giorno 27/9, pensando di fare 4 passi salutari prendo l’autobus della linea C scendo alla fermata del bivio fra Sacro Monte e Campo dei fiori imbocco il sentiero sotto all’ex “giazera” e fatti pochi passi mi accorgo della presenza di Menta d’acqua (Mentha aquatica) (11) trovo abbastanza strana la presenza di questa menta perché in genere è spontanea in corrispondenza di ristagni d’acqua è pur vero che ad una decina di metri si trova una delle sorgenti minori del Vellone in conclusione posso azzardare l’ipotesi che chi coltiva il piccolo orto davanti alla “giazera” ne abbia piantata qualche piantina nell’orto e che questa abbia disseminato intorno i semi creando, data l’invasività della pianta un grande cespuglio; mentre sono intento a fare queste considerazioni un fagiano maschio viene a cercare cibo nel prato lo vedo muoversi nell’erba scatto qualche foto che non ritengo di allegare all’articolo, sono dispiaciuto per non farvi vedere lo spettacolo che si prova ad incontrare un essere vivente del tutto inaspettato. Decido di procedere lungo il sentiero che passando a mezza costa del Monte S. Francesco ci consentirà di raggiungere Velate quando osservo un arbusto di Nocciolo comune (Corylus avellana) (12) già pronto a rifiorire a gennaio per quanto riguarda i fiori maschili li vedo completi nella loro struttura anche se ancora di dimensioni piccole, per quanto riguarda i fiori sembrano completate le gemme che li ospiteranno inutile sottolineare che anche le gemme fogliari sono già predisposte alla attaccatura di ogni foglia quasi pronta a staccarsi dal ramo. Qualche osservazione su questo vecchio sentiero il sedime è ancora molto largo malgrado il terreno sia notevolmente friabile, le variazioni nelle pendenze sembrano dettate da motivazioni successive alla sua originaria apertura come per esempio la costruzione del sovrappasso della linea della funicolare per il Campo dei fiori, l’esistenza di sentieri, ormai impraticabili, che consentivano di raggiungere l’insediamento dei frati abbandonato da oltre 600 anni pungolano ad una conoscenza più approfondita attorno a questa realtà. Ritornando alla vegetazione non mi lascio sfuggire la ripresa di uno dei numerosi cespugli di Felce maschia (Dryopteris filix-mas) (13); anche il Faggio comune (Fagus sylvatica) (14) ha già messo le gemme per le prossime foglie che sono riparate dalle intemperie da una copertura impermeabile di colore rosso bruno che rimarrà fino alla primavera. Ormai sono arrivato quasi al fondo del sentiero e vedo alcune Amanita gemmata (Amanita junquillea) (15) che secondo B. Cetto è da considerarsi commestibile personalmente la sconsiglio perché molto simile ad altre amaniti estremamente tossiche; sono ormai sceso sulla strada asfaltata quando vengo attratto dalla vista di alcuni esemplari di Clavaria gialla (Clavaria flava var. sanguinea) (16) è considerato un fungo commestibile.

Teresio Colombo

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Pubblicato il 03 Ottobre 2017
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