Comportamenti a rischio e scarsa consapevolezza: così si diffonde l’Aids

Il professor Paolo Grossi, primario di infettivologia all'ospedale di Varese, lancia il suo monito: troppi giovani uomini non hanno la percezione del rischio

Giornata Mondiale contro l'Aids (inserita in galleria)

È in Lombardia il più alto tasso di contagi da HIV subito dopo il Lazio. È questa la fotografia redatta dal Ministero della Salute leggendo i casi che si sono registrati nel 2015. Nella nostra regione il tasso è stato dell’8,2 ogni centomila abitanti contro l’8,5 del Lazio. A incidere soprattutto sulla casistica lombarda è il numero di stranieri decisamente preponderante nel conteggio finale.

Nel 2015, a livello nazionale sono state segnalate 3.444 nuove diagnosi di infezione da HIV ( 691 in Lombardia) pari a un’incidenza di 5,7 nuovi casi di infezione da HIV ogni 100.000 residenti. Tra le nazioni dell’Unione Europea l’Italia si colloca al 13° posto in termini di incidenza delle nuove diagnosi HIV con una lieve diminuzione rispetto ai tre anni precedenti. Nello stesso anno, invece, sono stati diagnosticati 789 nuovi casi di AIDS pari a un’incidenza di 1,4 nuovi casi per 100.000 residenti.

L’età media è stata di 39 anni per i maschi e di 36 anni per le femmine. L’incidenza più alta è stata osservata tra le persone di 25-29 anni (15,4 nuovi casi ogni 100.000 residenti).

Nel 2015, la maggioranza delle nuove diagnosi di infezione da HIV era attribuibile a rapporti sessuali non protetti, che costituivano l’85,5% di tutte le segnalazioni (eterosessuali 44,9%; MSM 40,6%).  Negli ultimi anni, però, si osserva una lieve diminuzione del numero delle nuove diagnosi di infezione da HIV per tutte le modalità di trasmissione tranne che per i maschi omosessuali. 

Il 32,4% delle persone con una nuova diagnosi di infezione da HIV aveva eseguito il test HIV per la presenza di sintomi HIV-correlati, il 27,6% in seguito a un comportamento a rischio non specificato e il 13,2% nel corso di accertamenti per un’altra patologia.

Nello stesso periodo, il 28,8% delle persone diagnosticate come HIV positive era di nazionalità straniera. Nel 2015, l’incidenza è stata di 4,3 nuovi casi ogni 100.000 tra italiani residenti e di 18,9 nuovi casi ogni 100.000 tra stranieri residenti. Tra gli stranieri, la quota maggiore di casi era costituita da eterosessuali femmine (36,9%), mentre tra gli italiani da MSM (48,1%).

Nel 2015 sono stati diagnosticati 789 nuovi casi di AIDS pari a un’incidenza di 1,4 nuovi casi per 100.000 residenti.

« Il fenomeno è in costante crescita ed avviene senza che ce ne sia consapevolezza» commenta preoccupato il professor Paolo Grossi, direttore della clinica di malattie infettive all’ospedale di Varese. Comportamenti a rischio vengono tenuti senza la percezione del rischio: «  E così che i contagi crescono perché non si ha la percezione dell’infezione, non si adottano precauzione e non si mettono in atto controlli successivi».

A livello locale si sta riorganizzando la rete della prevenzione: dopo la chiusura dell’ambulatorio MTS dove era possibile avere controlli e visite in anonimato, la rete sanitaria invita a rivolgersi a Como: « Regione Lombardia sta rivedendo questa rete dedicata alla prevenzione che potrà tornare a essere efficace dal 2018» assicura Grossi.

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Pubblicato il 30 Novembre 2017
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