Debiti Mv Agusta, fumata bianca dal Tribunale
L'alternativa era il fallimento. Piano in cinque anni, decreto di omologa pubblicato oggi

L’Mv Agusta è salva: il tribunale ha approvato oggi il piano di rientro dai debiti, che aveva già incassato il sì dei debitori. Il decreto di omologa del concordato in continuità permette all’azienda, che aveva 50 milioni di euro di debiti, di pagare entro la fine dell’anno i creditori ultraprivilegiati, entro una non i privilegiati ed entro quattro i chirografari (questi ultimi hanno ottenuto una percentuale di ricorso del 52%).
Mv Agusta aveva presentato la richiesta di concordato in continuità, nel 2016, presentando un piano di ristrutturazione del debito decisamente sostanzioso.
I creditori hanno accettato, e l’udienza successiva è stata il preludio a un decreto che, uscito oggi, stabilisce in cinque anni il piano di rientro accettato dal Tribunale. L’alternativa, va detto, era il fallimento. Vi sarà anche una transazione fiscale, legata però a un altro procedimento.
Il piano di ristrutturazione comprende una riduzione di costi molto forte, che ovviamente ha suscitato da tempo l’allarme dei sindacati.
Si è tratta di un concordato classico, in cui i chirografari sono stati inserti tutti in una classe unica. Il procedimento è stato curato, per Mv Agusta, dall’avvocato Andrea Lanata e dal commercialista Sergio Caramella.
L’azienda ha di recente presentato i nuovi modelli all’Ecma, per il patron Giovanni Castiglioni invece c’è stato qualche problema in tribunale, nel 2017, con le accuse di evasione fiscale.
Ma ciò che conta di più per il territorio è che l’azienda motoristica di Varese possa continuare a lavorare. Nel 2016 la Fiom Cgil aveva reso noto che la produzione si era quasi fermata e che molti dipendenti erano in cassa integrazione.
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A costo di toccare un tabù più che intoccabile a Varese mi sembra che questi Castiglioni siano dei geniacci sulle motociclette ma in quanto a gestione di azienda dovrebbero ripassare alcune cose. Mi sembra che ogni azienda di moto che toccano va letteralmente allo sfascio nei libri contabili.