“Donne invisibile”, in tanti per l’incontro di GEA
L'evento si è tenuto sabato 18 novembre alla Sala Montanari di Varese

La piaga della violenza sulle donne è tra i drammi più discussi e odiosi della società moderna. Sono molte dunque le iniziative che vengono organizzate da enti ed istituzioni per sensibilizzare e fare prevenzione su un tema così sensibile e che merita sempre maggiori attenzioni.
In questo contesto, si è inserito l’evento di sabato 18 novembre che l’associazione “GEA- genera autostima contro la violenza sulle donne”, ha svolto presso la sala Montanari di Varese avente come tema “Donne invisibili, omicidi suicidi”.
“Il numeroso pubblico intervenuto da diverse parti della provincia di Varese, ha mostrato vieppiù che il tema della violenza di genere sta conquistando un posto importante all’interno dell’opinione pubblica che, tutto sommato, alle volte fatica a comunicare con i giusti strumenti, con le corrette parole, drammi che cambiano intere esistenze per sempre”, recita il comunicato emesso dall’associazione.
Ad aprire la serata ci ha pensato l’avv. Furio Artoni, che insieme alla presidentessa di GEA, l’avv. Alessandra Sisti, si è occupato di casi di cronaca nera dove apparenti suicidi si sono rivelati poi casi di omicidio.
Damand Zangheri, avvocato oltre che presidente dell’associazione “Varese nascosta”, ha sottolineato come sul territorio della nostra provincia vi siano stati molti crimini in epoche passate, e che in questo senso potrebbero ispirare sceneggiatori e scrittori di libri gialli.
Di particolare interesse è risultato quindi l’intervento della giornalista Roberta Lucato, che, partendo dal suo primo romanzo ispirato a una storia vera accaduta in provincia di Varese, ha illustrato come spesso gli aggressori tendano a manipolare le scene del crimine per far sembrare suicidio quello che in realtà è un omicidio.
La giornalista e criminologa Cristina Brondoni, ha quindi mostrato gli strumenti per distinguere un reato commesso da terzi parti, da un gesto finale prodotto dalla propria volontà. La dottoressa Brondoni ha anche precisato che il potere della televisione, grazie alle fiction di genere, ha avuto modo di insegnare ai criminali quali comportamenti adottare per non dileguarsi senza lasciare tracce.
La nota psicoterapeuta varesina, Sabrina Sozzani, è intervenuta spiegando come in casi di violenza è importante stabilire un rapporto di fiducia tra la vittima del crimine e gli operatori incaricati di cercare e creare un dialogo.
Infine, il giornalista Simone della Ripa ha evidenziato come davanti ai numeri spaventosi di questi crimini, l’informazione faccia fatica a prenderli tutta in considerazione con il giusto approccio deontologico.
Tuttavia, alcune iniziative si stanno muovendo in questo senso, come la formazione del “Manifesto delle giornaliste e dei giornalisti per il rispetto e la parità di genere nell’informazione”.
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