Duecento anni dopo il quadro “ritrova” il suo disegno preparatorio
La Società Gallaratese di Studi Patri ha acquisito, grazie a una donazione, il bozzetto dell'autoritratto del pittore Giuseppe De Albertis, custodito nel museo di via Borgo Antico

A distanza di due secoli, un quadro esposto a Gallarate ritrova il suo disegno preparatorio. Si tratta dell’autoritratto del pittore Giuseppe De Albertis, opera del 1815, acquisita dal museo degli Studi Patri negli ani Venti.
«All’inizio dell’estate ci ha contattato un antiquario di Sarzana che aveva avuto in conto vendita da un cliente una serie di disegni, tra cui quello che riteneva uno schizzo preparatorio dell’autoritratto di De Albertis custodito nel nostro museo» spiega Matteo Scaltritti, presidente della Studi Patri.
Una occasione non da poco per il museo, che ha avuto in questo modo la possibilità di affiancare al quadro d’inizio Ottocento anche il suo disegno preparatorio. Interessante anche la provenienza della nuova acquisizione: la carta pare provenga, attraverso diversi passaggi, da Virginia Caccia Marini, benestante gallaratese che nel 1926 donò al museo di via Borgo Antico diverse opere del De Albertis oltre al “Davide e Golia” di Tanzio da Varallo, una delle opere più pregevoli della pinacoteca della benemerita associazione gallaratese.
Dopo il primo contatto con l’antiquario di Sarzana nell’estate, «il vicepresidente della Studi Patri Carlo Pigni ha acquistato il disegno e l’ha donato alla società».
Giuseppe De Albertis nacque ad Arona nel 1763 ma visse poi a Milano (dove si formò come artista, a partire dai 15 anni) e poi, dal 1840, a Gallarate. Il Museo degli Studi Patri ha dedicato al pittore un’intera sala della pinacoteca, che espone opere settecentesche e successivi quadri ottocenteschi testimoni della vocazione del pittore per la ritrattistica (nella foto sotto: La famiglia del Pittore, 1816-18, particolare).

L’acquisizione della nuova opera è anche una occasione per venire a scoprire la pinacoteca, una sezione poco conosciuta del museo di via Borgo Antico, noto anche per la sua ricca collezione archeologica e per l’edificio stesso, ultimo residuo del distrutto convento francescano che occupava l’area a Nord dell’attuale piazza Risorgimento. «Una collezione privata ma che di fatto è il museo di antichità della città» ricorda Scaltritti.
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