Gli Jovanovic restano in carcere e la Procura sequestra orologi di superlusso
Regge davanti a due tribunali del Riesame (Milano e Firenze) l'accusa di associazione a delinquere finalizzata al furto regge mentre saltano fuori orologi con diamanti da centinaia di migliaia di euro
I capi della banda Jovanovic restano in carcere. Sono accusati di aver rubato somme da capogiro ad ignari imprenditori che pensavano di poter far transitare importanti somme di danaro da un Paese all’altro, senza dare nell’occhio. In realtà, grazie ad un incredibile organizzazione, rimanevano con valige di carta straccia mentre i componenti della banda scappavano a gambe levate con i soldi veri (725 mila euro il valore dei colpi messi a segno con certezza).
I tribunali del Riesame di Milano e Firenze (dove è stato inviato uno stralcio dell’inchiesta della Procura di Busto Arsizio, ndr) hanno respinto le richieste dei legali che chiedevano la scarcerazione dei quattro in custodia cautelare in carcere.
Non solo. I giudici hanno sostanzialmente confermato l’impianto accusatorio che sostiene un’associazione a delinquere finalizzata alla commissione di furti, ciò che i componenti più temevano. Non è passata la tesi dei legali che chiedevano un cambio del capo di imputazione principale in truffa, che comporta pene più basse e soprattutto non prevede l’arresto.
Per i giudici di Milano e Firenze, dunque, la sottigliezza giuridica non può essere accolta perchè l’organizzazione era tale da tramutare la truffa in furto.
Cosa facevano? La banda era esperta nel furto aggravato dalla modalità fraudolenta ai danni di facoltosi “signori” che avevano l’esigenza di spostare grosse quantità di denaro da uno stato all’altro senza che questi denari potessero essere in alcun modo rintracciati.Il sistema ha una denominaziona araba (Hawala) ed è spesso utilizzata anche dalle organizzazioni terroristiche islamiche per finanziare gruppi armati o cellule terroristiche.
In particolare, il sodalizio criminoso era dedito alla consumazione direati contro il patrimonio (furto), collegati ad operazioni fraudolente di cambio valuta, realizzati in più Stati attraverso la consegna, agli ignari clienti/vittime – di nazionalità straniera – di banconote contraffatte (recanti la dicitura fac-simile) a fronte della sottrazione fraudolenta del danaro genuino. Le somme che venivano sottratte erano davvero ingenti, dalle centinaia ai milioni di euro.
La Procura di Busto Arsizio, in particolare il sostituto procuratore Nadia Calcaterra e gli uomini della Guardia di Finanza, hanno ottenuto anche un altro successo ponendo sotto sequestro alcuni orologi da polso di grandissimo valore (in un caso si parla di 170 mila euro a listino, ndr) dei quali uno anche con alcuni diamanti fatti incastonare dagli Jovanovic, nel quadrante.
Il nuovo sequestro permetterà di confiscare, in tutto, beni per 700 mila euro equivalenti a quanto rubato nei vari furti ricostruiti dagli inquirenti.
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