Tredici anni dopo arriva la condanna definitiva per Nino Caianiello
L'esponente di Forza Italia è stato condannato definitivamente per la vicenda della tangente per la costruzione del supermercato nell'area ex-Maino, fatti risalenti al 2004. Interdetto per sempre dai pubblici uffici
La condanna definitiva per Nino Caianiello è arrivata a sera tarda, dopo una giornata di fibrillazioni. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dei suoi legali, da sempre considerato il plenipotenziario di Forza Italia, contro la condanna per concussione relativa alla vicenda della costruzione di un supermercato nell’area ex-Maino di Gallarate.
La condanna a 3 anni di reclusione nei confronti dell’esponente di Forza Italia e dell’architetto Piermichele Miano è, dunque, diventata definitiva. Per Caianiello è stata decisa anche l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e la restituzione della cifra che avrebbe ricevuto dal costruttore Leonida Paggiaro.
Furono proprio le rivelazioni di Paggiaro ad avviare l’inchiesta condotta dal sostituto procuratore Roberto Pirro Balatto nel 2005 riguardo a fatti avvenuti nel 2004: il costruttore raccontò che, per ottenere agevolazioni nella costruzione dell’edificio, fu costretto a pagare 250 mila euro, tramite l’architetto Miano, al politico che allora era molto influente in città.
A 13 anni di distanza, dunque, c’è una verità giudiziaria che mette un punto ad una scia di processi. Il primo grado si chiuse nel 2012 con una prima condanna a 5 anni per estorsione (l’accusa ne aveva chiesti 6 per concussione). Il secondo grado riformulò il reato tramutandolo in corruzione ma la Corte di Cassazione annullò quella sentenza rimandando le carte alla corte di Appello di Milano perché si sarebbe dovuto procedere per concussione e non per corruzione.
La condanna venne riconfermata a marzo di quest’anno con il reato originario di concussione (con una pena di 3 anni) e di nuovo la Cassazione è stata chiamata in causa dalle difese dei due imputati chiedendo l’annullamento della sentenza di secondo grado. Questa volta il verdetto è stato definitivo e non più appellabile: secondo i giudici romani quei ricorsi non avevano alcuna ragione di essere accolti e per il politico gallaratese è il giorno più nero della sua lunga storia giudiziaria e politica.
Grande soddisfazione è stata espressa dal’avvocato Pietro Romano, difensore di Paggiaro: “Finalmente si mette la parola fine ad una vicenda dolorosa per il mio assistito. Ora non ci sono più spazi per rimandare o tergiversare e Caianiello e Milano dovranno restituire il maltolto”.
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