Nella società liquida è ancora l’uomo al centro dell’impresa

Luciano Landoni in "Mobilis in Mobile" (GMC Editore) ha realizzato 34 interviste ad altrettanti imprenditori per tracciare una mappa del cambiamento

Avarie

Quando si è finito di leggere “Mobilis in Mobile” (GMC editore) di Luciano Landoni c’è una domanda che sorge spontanea: come è possibile che nonostante il contesto di sistema non proprio favorevole siano nate e continuino a prosperare nel Varesotto – e non solo – così tante imprese? La risposta ce la fornisce l’autore citando l’interessante metafora delle “imprese calabrone”: l’insetto, secondo le leggi dell’aerodinamica, non sarebbe in grado di volare, ma ignorandole ci riesce. Allo stesso modo le imprese provano a vincere le loro sfide e ci riescono pur ignorando che la massa le considera irrealizzabili. Dietro la scelta di intraprendere ci sarebbe dunque un mix di fattori oggettivi e soggettivi tra cui: coraggio, sana incoscienza e creatività. A proposito di creatività, Landoni cita la battuta di un imprenditore tessile secondo cui se diamo un filo a 4 imprenditori italiani faranno 4 tessuti diversi. Se invece lo diamo a quattro tedeschi faranno quattro tessuti tutti uguali.

Fare impresa nella società liquida, sottotitolo del libro, affronta il tema del momento che l’autore cerca di ritagliare come un vestito su ogni impresa intervistata (ben 34). L’obiettivo è chiaro: trovare qualche àncora in grado di aiutare la navigazione nella nuova economia. Con la globalizzazione e la smaterializzazione introdotta dal digitale è infatti il contesto a cambiare profondamente, passando da “una semplice ostilità” interna a una competitività globale che richiede qualcosa di più della proverbiale flessibilità delle imprese italiane.

Innovazione e cambiamento sono le due spinte necessarie per andare avanti inserite un ecosistema favorevole. L’autore riprende un passo tratto dal libro “Gli imprenditori il valore dei fatti” (Egea Edizioni), scritto dagli economisti Guido Corbetta e Federico Visconti, attuale rettore dell’università Liuc di Castellanza. «L’imprenditore cresce e l’impresa si sviluppa se l’intero contesto esprime legittimazione per l’attività economica, stimola l’assunzione di rischi, incentiva l’innovazione. Se diffonde il profondo fascino dell’attività imprenditoriale. Se sostiene il grande sogno del “fare l’imprenditore”».

Dalla fabbrica di droni al tessile tecnico, dai servizi di network alla super connettività, passando per la meccatronica e il packaging intelligente non è la macchina – o perlomeno non solo – a fare la differenza nella liquidità. «La vera risorsa strategica è quelle umana» dice Alessandro Ballerio, ceo della Elmec di Brunello, che con il suo data center ha realizzato una delle più importanti infrastrutture digitali private italiane. Come dire: la tecnologia è solo un fattore abilitante il resto dipende dalla più potente rete neurale esistente: il cervello dell’uomo.

Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it

Il lettore merita rispetto. Ecco perché racconto i fatti usando un linguaggio democratico, non mi innamoro delle parole, studio tanto e chiedo scusa quando sbaglio.

Pubblicato il 19 Dicembre 2017
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