Tosi cita il “caso Dell’Utri” in consiglio: “Accendiamo un faro sui detenuti malati”
Il garante dei detenuti del carcere di Busto è intervenuto al termine della seduta di martedì: "Molti i carcerati in precarie condizioni di salute che non riescono a curarsi. In via per Cassano la struttura è al collasso"
Il consiglio comunale di martedì sera si è chiuso con un intervento del consigliere comunale di Busto Grande, Matteo Tosi, sulla condizione delle persone malate in carcere.
Tosi, infatti, è il garante comunale dei detenuti nel carcere di Busto Arsizio e ha voluto augurare un buon Natale riaccendendo un faro sulla questione carceraria: «Un plauso ai Radicali che sono stati gli unici, coerentemente con la loro storia, a sostenere l’appello di Miranda Ratti, moglie di Marcello Dell’Utri che ha chiesto la possibilità di ricoverare il marito in una struttura sanitaria perchè possa curarsi in maniera adeguata -ha detto Tosi che poi ha proseguito -. Il caso di Dell’Utri è quello certamente più famoso ma vorrei “usarlo” per riportare l’attenzione sui tanti detenuti malati che non hanno casse di risonanza, anche nella nostra casa circondariale, ma che stanno soffrendo e non possono accedere alle cure in maniera agevole».
Prossimamente il garante promuoverà un’iniziativa proprio con i Radicali: «Proietteremo il documentario Spes contra Spem in una sala cittadina per far sapere come si vive nelle carceri italiane – ha spiegato Tosi che poi ha proseguito – intendo invitare alla proiezione i politici del territorio per sensibilizzarli affinchè mettano a disposizione delle borse lavoro per i carcerati di via per Cassano in modo da alleggerire, almeno durante il giorno, l’affollamento che va ben oltre il numero massimo».
In moltissime celle, infatti, siamo già alla terza brandina e la struttura si salva dalle sanzioni solo perchè tiene aperte le celle sui corridoi, in modo da aumentare lo spazio vitale per i detenuti: «Si tratta di un escamotage che non risolve il problema del sovraffollamento – ha detto – e anche la situazione del personale è ormai ben oltre il limite di guardia. Mancano gli educatori e mancano gli agenti di polizia penitenziaria con una pianta organica che è tarata sulla metà dei detenuti che ci sono ora».
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