I tumori hanno un odore. E due cani riescono a fiutarlo
Liu e Zoe sono due cani che hanno imparato ad annusare il tumore alla prostata attraverso una ricerca del gruppo Humanitas: "Arriveremo ad una nuova tecnica di diagnosi"
Ci sono voluti tanti anni di lavoro, addestramento e prove. Ma adesso Liu e Zoe non sbagliano un colpo. Basta un campione di urine e questi due pastori tedeschi possono dire se il proprietario ha un tumore alla prostata oppure no. Una diagnosi che nasce da una ricerca iniziata nel 2010 dal gruppo Humanitas e dall’Esercito Italiano tra Castellanza e Grosseto.
La diagnosi del tumore
Gianluigi Taverna, responsabile del reparto di urologia dell’Humanitas di Castellanza, è il medico che è a capo dell’equipe di ricerca e si ricorda ancora bene di quando nel 2013 hanno capito che il fiuto di Liu e Zoe riusciva davvero ad identificare il tumore. «Io all’inizio ho affrontato il caso come San Tommaso, non ero convinto -racconta-. Poi dopo qualche mese mi hanno chiamato dicendomi che i cani erano pronti per un test». L’urologo è quindi partito verso Grosseto con dei campioni: solo lui sapeva quali fossero sani e quali malati. Il test è stato preparato «ed entrambi i cani in un secondo sono riusciti a riconoscere quelli malati. E da quel momento non hanno più sbagliato».
Questo cosa significa? «Che prima di tutto i tumori hanno un odore specifico; non sappiamo ancora da cosa sia determinato, quale tessuto lo produca e perchè lo faccia; ma sappiamo che c’è e che il naso di Liu e Zoe riescono ad identificare quelle molecole con un’accuratezza del 98%».
Liu e Zoe, i cani dal “super fiuto”
Al centro militare veterinario di Grosseto sono abituati a lavorare con i cani. Lì si addestrano quelli in grado di identificare droghe o esplosivi ma con Liu e Zoe è stato tutto diverso. «Quando addestriamo un cane noi sappiamo esattamente cosa insegnargli a fiutare: cocaina, dinamite o l’abito di una persona scomparsa -racconta il colonnello Lorenzo Tidu, il capo della sezione canina del Cemivet- ma per questa ricerca nessuno conosceva cosa i nostri animali avrebbero dovuto annusare». Un problema non da poco che ha portato anche alla realizzazione di un protocollo ad hoc «con stanze studiate apposta per evitare la dispersione e la contaminazione degli odori» ma soprattutto con «un diverso processo di addestramento dei cani».
Ed è stato quest’ultimo a consentire la svolta per raggiungere l’obiettivo della ricerca. «Per riuscire ad addestrare un cane dev’esserci un rapporto strettissimo tra il conducente l’animale -continua Tidu- specialmente in questi casi in cui è necessario superare quella frustrazione che si crea quando il cane sta cercando di capire cosa deve identificare». Ma a Grosseto hanno sviluppato una tecnica. «In passato quando il cane finiva l’addestramento rimaneva in caserma e il suo conducente se ne andava a casa» ma da quando nel 2004 il colonnello è arrivato «abbiamo modificato questa regola e il cane va a casa con il suo conducente. In questo modo diventa un vero e proprio cane di famiglia e il suo rapporto si solidifica a vita».
Gli sviluppi della ricerca
La ricerca in questo ambito è solo ai primi passi perchè «anche se abbiamo isolato la molecola che indica il tumore alla prostata -precisa il dottor Taverna- gli unici a conoscerla sono Liu e Zoe». Ora il team di ricerca continua il suo lavoro per arrivare alla sua esatta identificazione e quindi creare un nuovo test per diagnosticare la malattia. «In futuro comunque non ci saranno cani per le corsie degli ospedali ad annusare campioni di urina -mette in chiaro Taverna- ma ci immaginiamo un test diagnostico, magari un naso elettronico, che sarà meno invasivo e più accurato di quelli che abbiamo oggi a disposizione».
Quello che è iniziato con il naso di Liu e Zoe però potrebbe arrivare ben oltre. «Noi oggi stiamo lavorando sul tumore alla prostata -continua Taverna- e abbiamo identificato un odore specifico, una vera e propria targa. Quindi in linea teorica anche altri tumori potrebbero avere il loro specifico odore». Una ricerca che quindi è solo all’inizio e che promette bene. Non a caso, infatti, a Grosseto è iniziata la formazione di altri due specialisti: Cash e Zero.
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