Videocamere e sicurezza in casa: ecco cosa si può fare in condominio
Torna lo sportello virtuale gestito da Aiac. Oggi l'esperto affronta un tema d'attualità, legato a privacy e sicurezza: quello dell'uso di videocamere in casa o in condominio
Torna lo sportello virtuale gestito da Aiac-Federazione di Varese: oggi l’esperto Stefano Affolti affronta un tema d’attualità, legato a privacy e sicurezza: quello dell’uso di videocamere in casa o in condominio.
Se avete dubbi e domande sull’argomento, come sempre, chiedeteli all’esperto nei commenti: riceverete la risposta su questa pagina
Paura dei ladri? Ci sono le videocamere, aiuti preziosi per cittadini e forze dell’ordine. Una soluzione che trova sempre più seguaci, ma occhio: non si ha mano libera. La legge richiede modalità specifiche e impone limiti rigidi, perché anche la riservatezza vuole la sua parte.
VIDEOCAMERE: COSA SI PUO’ FARE IN CONDOMINIO
Il tema a livello condominiale è stato codificato con il nuovo articolo 1122ter del codice civile, introdotto con la riforma del 2013, che si occupa proprio dell’installazione delle telecamere nelle parti comuni dei condomini.
Resta una decisione collettiva, ma ora è facilitata. Per la delibera in assemblea non è più necessaria l’unanimità: basta la doppia maggioranza dei presenti e dei millesimi. Attenzione, però: va tutelata la privacy sia dei singoli condòmini che degli estranei in transito nello stabile. Ecco quindi le regole base, più volte richiamate dal garante della privacy e dalle sentenze giudiziarie.
L’abc prevede l’affissione di cartelli che informano esplicitamente della presenza degli occhi elettronici, la conservazione delle immagini per un tempo limitato (di solito 24 ore) e l’individuazione di un responsabile abilitato a trattamento dei dati e visione (di solito l’amministratore).
Prescrizioni chiare anche sul piano pratico: le telecamere possono riprendere solo le parti comuni interessate, senza indugiare sulle proprietà esclusive dei singoli. Perché se capita si sconfina nell’interferenza illecita nella sfera personale altrui, reato penale punito col carcere. Quindi, sì alle immagini di portoni d’ingresso, pianerottoli, scale, ascensori, cortili, giardini condominiali, parcheggi, garage: luoghi deputati al passaggio di tutti, in cui non è possibile invocare la riservatezza. No alle riprese di porte d’ingresso degli appartamenti, balconi, finestre, scorci d’abitazione, giardini ad uso esclusivo.
A CASA PROPRIA LIBERI TUTTI. MA…
Diverso, e per molti versi speculare, il discorso legato alle telecamere che ciascun condòmino può legittimamente attivare per proteggere la propria abitazione. Ogni singolo è libero di dotarsi di videosorveglianza, senza neppure una delibera assembleare: basta informare gli altri condòmini. Però le telecamere private non possono inquadrare le aree comuni: devono essere puntate solo sui beni da difendere, cioè quelli di proprietà dell’installatore. E bisogna sempre curarsi di non spaziare nei dintorni, magari riprendendo senza autorizzazione strade, negozi, proprietà, edifici, realtà ignare ed estranee.
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