Contro il lento oblio, il ricordo Angelo Pegoraro
Nel 73esimo anniversario dell'uccisione a Cascinetta: fu fucilato sul posto dai fascisti, il suo compagno ferito fu finito un mese dopo. Oggi la memoria si sta perdendo?
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Fa sempre freddo, a gennaio, alla cerimonia in ricordo di Angelo Pegoraro. Quest’anno il clima è stato un po’ più generoso, quasi a marcare le distanze da quell’inverno del 1945, freddissimo e lunghissimo per chi – sui monti, nelle città – combatteva l’invasore tedesco e i fascisti. Chi se lo ricorda ancora?
Quando l’Anpi – fedele al suo impegno – si è presentata domenica mattina nel cortile delle case ex Carminati di via Pegoraro, ha trovato il cippo dedicato a Pegoraro coperto di foglie secche, immondizia, una bicicletta abbandonata. Hanno fatto pulizia, quelli dell’Anpi, prima della cerimonia.
Michele Mascella ha ricordato il sacrificio di Angelo Pegoraro, che era entrato in una brigata partigiana ma di tanto in tanto coglieva l’occasione per un saluto alla famiglia. Pochi minuti solo, ma che furono notati da qualcuno, nel palazzo dove abitava, che lo denunciò alle brigate nere della Repubblica Sociale. Fu ucciso sul posto, il suo compagno Vittorio Minelli, ventunenne, fu ferito, catturato, fucilato un mese dopo dietro al cimitero di Sacconago.
«Tempi minacciosi che sembrano riproporsi con le insorgenze nazifasciste di ogni tipo e in ogni luogo, a ricalcare le orme e le scene di teatri già visti» ha aggiunto, nel suo discorso Michele Mascella. «Dalla violenza brutale esercitata sui deboli e gli indifesi, a quella più sottile e pervasiva dei fascismi camuffati di buonismo ed altruismo, che altro non sono se non strumenti efficaci di penetrazione delle coscienze, soprattutto giovani, che nulla sanno oggi di quanto veramente accaduto oltre settanta anni fa». Un compito da cui deve ripartire la scuola, ha sottolineato Mascella, che ha ricordato anche la proposta Anpi (non recepita dal Parlamento) di dedicare ore specifiche nel programma scolastico allo studio della Costituzione e delle sue origini. «Questo fascismo non è alle nostre spalle, e chissà se lo sarà mai» ha concluso Mascella, riprendendo il titolo di una relazione dell’Anpi Lombardia.
Alla commemorazione ha partecipato anche la presidenza Anpi provinciale con Ester De Tomasi, mentre non c’era l’amministrazione comunale (per la prima volta, nel 2016 era venuta l’assessore Claudia Mazzetti). Mascella ha invitato poi altri dei partecipanti – presenti anche il gonfalone della sezione Anpi di Lonate Ceppino e rappresentanti di alcuni partiti – a portare un saluto ad Angelo Pegoraro. Tra questi, anche un discendente del giovane partigiano e l’ex senatore Giuseppe Gatti, che allora era giovanissimo operaio in fabbrica e ha ricordato come le primissime forme di resistenza partirono anche dalle fabbriche, dal pane che mancava come la libertà. I testimoni oculari di quanto è successo, oggi, sono diventati pochissimi.
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