13 paioli per 200 chili di farina: arriva la grande polentata di Brenta
Domenica si rinnova una tradizione secolare: ogni cuocessi porta il paiolo che custodisce come un oracolo. E si rinnova la magia fatta di fuoco e rame
Si dice in paese che qualcuno, il paiolo, se lo tenga sotto il letto tutto l’anno, pronto per questa tradizione.
In realtà la faccenda suona piuttosto ardua, perché la grande polentata che dalla notte dei tempi si fa in paese non è un pranzo fra quattro amici, bensì un evento dal sapore mitico che alla fine ha numeri impressionanti.
Quest’anno succederà domenica prossima, 11 febbraio.
Nell’arco di una mattina se ne andranno nella pance dei brentesi 200 chili di farina di mais (che per cuocere necessita almeno di 800 litri d’acqua), quasi 2.000 salamini, 19 forme di gorgonzola. Tutto merito di quei 13 grandi paioli che sfornano un totale di 1.700 porzioni distribuite in piatti, casseruole, vassoi e quant’altro possa contenere un cibo bollente e mantenerlo fragrante fino all’arrivo a casa, dove i residenti di Brenta lo consumeranno in famiglia.
Quindi, con questo numeri, quella del paiolo sotto al letto rimane una leggenda, perché nessuno, in paese, ha letti così grandi da custodire al di sotto di essi un pentolone che contiene un’ottantina di litri d’acqua.
Ma perché questa festa? «È il nostro carnevale, una tradizione che dura da almeno 100 anni – spiega Gianni Ratti, presidente della Proloco e naturalmente proprietario di uno dei paioli pronti all’uso – . I paioli li teniamo in un posto segreto e ben custodito» racconta, ridendosela, al telefono.
«Sono 40 anni che sto nella Proloco e da sempre, la mattina della festa del Carnevale, ci si dà appuntamento sul presto in piazza, si accende il fuoco con la legna, e si inizia a cucinare».
Le foto delle edizioni precedenti sono piuttosto eloquenti e sembrano uscire dal set di un film di Fellini: cotechini, salamini, salamelle: insaccati appesi in bel vedere, blocchi di gorgonzola e verso le 11.30 quel caratteristico profumo di abbrustolito, ché la polenta comincia ad attaccarsi alle pareti di rame, ad indicare la prossima cottura.
Poi c’è da immaginarsi gli avventori, famiglie coi bambini imbacuccati, qualcuno in maschera, pronti per lanciarsi i coriandoli, ma costretti da una sacrosanta tregua al cospetto delle pietanze: nulla dev’essere contaminato.
Tutto a partire dalle 12 in Piazza della Pace, dicono gli organizzatori.
Nel pomeriggio di nuovo tutti insieme di nuovo al parco pubblico per concludere in allegria il carnevale. I giovani dell’oratorio organizzano giochi per i bambini che culmineranno con la premiazione della mascherina più bella, più spiritosa.
Per i grandi stomaci, invece, quello sarà il momento del pisolino.
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