Guerra comune-sindacati sugli arretrati per i dipendenti
Cento dipendenti con Adl per chiedere gli arretrati dal 2010 ma l'assessore Chiesa replica: "Il calcolo va fatto dal 2016. Le richieste avanzate sono prive di fondamento"
Nei giorni scorsi il sindacato Adl ha lanciato una class action dei dipendenti di Palazzo Gilardoni chiedendo arretrati per 3,7 milioni di euro (circa 9 mila euro per dipendente). L’iniziativa arriva mentre il ministro Madia sta promettendo, in conseguenza al rinnovo dal contratto degli Statali, il prossimo arrivo degli arretrati che va tra i 370 e 712 €.
Il Comune di Busto è stato messo in mora perchè inadempiente verso i suoi dipendenti perchè secondo il sindacato l’ente non ha onorato una norma di legge, la vituperata “Legge Brunetta”, in particolare l’art. 47/bis del Decreto Legislativo 165/01 che al comma 2 sancisce:
“…in ogni caso a decorrere dal mese di aprile dell’anno successivo alla scadenza del CCNL, qualora lo stesso non sia stato ancora rinnovato e non sia stata disposta l’erogazione di cui al comma 1, è riconosciuta ai dipendenti dei rispettivi comparti di contrattazion, nella misura e con le modalità stabilite dai contratti azionali, una copertura economica che costituisce un’anticipazione dei benefici complessivi che saranno attribuiti all’atto del rinnovo del contratto..-”
Con decorrenza 2010 ai lavoratori del Pubblico Impiego, non veniva riconosciuto alcun anticipo, ma solo un “mancetta” di 13 €. Gli Enti avrebbero dovuto adeguare gli stipendi a norma di legge, soprattutto dopo la sentenza della Corte Costituzionale n. 178/2015 che ha ribatito l’illegittimità del mancato adeguamento dei salari.
AdL e altre Associazioni hanno dato mandato ai propri legali ad attivare una class action da estendere a tutti i lavoratori del Pubblico Impiego; nel comune di Busto Arsizio 100 lavoratori hanno già aderito e formalizzato il mandato, si attende che anche altri lavoratori e lavoratrici, aderiscano a questa iniziativa.
Il legale ha rivendicato un equo indennizzo (commisurato alla perdita del potere d’acquisto dello stipendio dall’anno 2010 sino al 31.12.17, non inferiore a 85,00 € mensili, per ogni anno, per un totale di 8.840,00€).
«La strada è certamente irta e insidiosa ma non possiamo far sempre finta di niente – rivendica Fausto Sartorato -, crediamo che i lavoratori del pubblico impiego stiano subendo dei torti ingiusti, dall’essere tacciati come fannulloni ai “furbetti del cartellino” ecc. ecc. poco importa se poi il contratto non viene rinnovato per molti anni; ignorando, politici in primis, il lavoro onesto e professionale che ognuno svolge! Come già detto invitiamo tutte/i ad aderire alla Class Action, se non altro per affermare un diritto inaliebile: avere uno stipendio dignitoso».
Da Palazzo Gilardoni arriva la replica attraverso le parole dell’assessore al personale Alessandro Chiesa che precisa: «I presupposti su cui si basa la richiesta del sindacato sono privi di fondamento, soprattutto per quanto riguarda la decorrenza del pagamento degli arretrati contrattuali. Gli arretrati vanno calcolati dal 2016, non dal 2010, di conseguenza le cifre da erogare ai dipendenti non sono certamente quelle “sparate” dal sindacato».
L’assessore spiega che in seguito al blocco dei contratti del pubblico impiego nel 2009 e alla sentenza n. 178 del 2015 della Corte costituzionale che ha ritenuto illegittimo il blocco, il 30 novembre 2016 è stato siglato un accordo storico tra il Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione e le organizzazioni sindacali con cui il Governo, riconoscendo la vigenza contrattuale nel triennio 2016-2018, si impegna a “riconoscere le attuali risorse previste nella legge di bilancio 2017, aggiuntive a quelle per il 2016, utilizzandone la quota prevalente per il rinnovo dei contratti” e a riconoscere incrementi mensili medi non inferiori a 85 Euro lordi.
«L’Amministrazione – continua Chiesa – ha provveduto ad accantonare le risorse necessarie per il pagamento che sarà effettuato non appena sarà siglato il nuovo contratto del personale degli enti locali. I dipendenti devono stare tranquilli, perché riceveranno gli importi loro dovuti, importi che comunque non corrisponderanno a quanto indicato dal sindacato».
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