Aiutiamo i ragazzi ad affrontare il futuro e loro ci spiegano il presente
Ex manager, impiegati, tecnici, quadri sono risorse importanti che grazie a fondazioni come Sodalitas sono ancora in grado di generare valore sociale
Negli ultimi anni non c’è stata metafora più infelice della “rottamazione” applicata agli uomini per la sua capacità di azzerare senza criterio il patrimonio di competenze ed esperienza di chi è andato in pensione o, per ragioni di mercato, dispone di tempo liberato. Ex manager, professionisti, impiegati, tecnici, quadri sono risorse importanti che grazie a fondazioni come Sodalitas sono ancora in grado di generare valore sociale.
Nella conferenza stampa di inizio anno Carlo Manzoni, consigliere e coordinatore di Sodalitas Varese, ha fatto il punto della situazione. I soci sono 23, di cui 7 consulenti (tre provenienti da Federmanager) in inserimento, tra questi anche la nuova entrata in “quota rosa” Rosella Bronzi. Sono ben 13 i progetti di collaborazione con il terzo settore, 31 i partners coinvolti, tra cooperative sociali, banche, enti pubblici, aziende, fondazioni, professionisti e scuole.
«Sodalitas Varese si rafforza con iniziative nel terzo settore, nello sviluppo dell’imprenditorialità e nella scuola- spiega Manzoni -. L’introduzione dell’alternanza scuola-lavoro ha intensificato la nostra azione a partire dalle classi terze fino alle quinte. Così come la nuova legge sul terzo settore ci ha visti impegnati sulle certificazioni di qualità».
Sodalitas con i suoi volontari accompagna le cooperative sociali nelle trasformazioni richieste dalle nuove normative e fa un grande lavoro nelle scuole superiori della provincia, per favorire il passaggio dei ragazzi nel mondo del lavoro. Sapersi presentare, affrontare un colloquio di lavoro, saper scrivere un curriculum vitae sono passaggi tutt’altro che scontati soprattutto in un mondo in rapida evoluzione e con un mercato del lavoro completamente cambiato rispetto a solo dieci anni fa.
«Ci rendiamo conto che viviamo in una società liquida come l’ha definita il sociologo Zigmunt Bauman – dice Giuliano Modesti – ma alcuni valori di fondo non sono cambiati a partire dal rispetto degli impegni presi, la puntualità, l’ascolto».
«Il ritorno che abbiamo dai ragazzi è per noi di grande stimolo – spiega Alessandro Caielli – sia quando è positivo che quando è negativo. Siamo in un’epoca di cambiamenti radicali, è vero, ma l’esperienza e l’esempio hanno ancora un valore educativo».
L‘ISISS “Daverio-Casula” è da sempre in prima linea in questo progetto, essendo stata la prima scuola contattata da Sodalitas, e la sua dirigente Nicoletta Pizzato ribadisce con grande convinzione l’importanza dell’azione dei volontari in affiancamento alla didattica classica.
Giuseppe Caffarelli cita “Uomo del mio tempo” di Salvatore Quasimodo per sottolineare che anche nell’era dell’industria 4.0 e di Internet delle cose al centro c’è sempre l’uomo. Un punto cruciale nel dibattito tra gli esperti, iniziato quasi trent’anni fa dall’economista Jeremy Rifkin, autore del libro “La fine del lavoro”, e oggi nel pieno del suo svolgimento.
Alcuni lavori saranno inghiottiti da qualche algoritmo, altri, più legati alla creatività umana, rimarranno. Secondo Eligio Trombetta, presidente di Federmanager, bisogna insegnare ai ragazzi «a ragionare». E forse non ha tutti i torti, perché i computer e le macchine fanno cose meravigliose in qualsiasi campo. C’è solo una cosa che non sanno fare rispetto agli uomini: porre domande.
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