“Il mio ufficio sarà aperto a tutti i commercianti”
Paolo Martinelli è il nuovo manager del Distretto del Commercio. Parte dalla sua passione per la città e da un confronto costante con i negozianti: in piazza e in un nuovo spazio dedicato
«Il mio ufficio sarà la strada, la piazza, i negozi», assicura Paolo Martinelli, nuovo manager del Distretto del Commercio di Gallarate. Che però avrà anche un suo spazio “fisso” dove incontrare gli esercenti: «al lunedì mattina, quando i negozi sono chiusi e i commercianti possono venire a parlare e a confrontarsi».
Martinelli è molto noto a Gallarate: figlio di un commerciante, promotore da tanti anni del Premio Nazionale Arti Visive Città di Gallarate, volontariato in tante realtà cittadine, docente di storia dell’arte all’Università del Melo, uno dei responsabili della comunicazione per il restauro della Basilica.
«Sono contento di poter mettere la mia professionalità e le mie esperienze a disposizione della mia città, una città di cui sono innamorato e per cui ho ho promosso varie iniziative. Ho sempre avuto un po’ di rammarico di non aver avuto un qualche ruolo più “istituzionale”» dice Martinelli.
Il nuovo manager promette di usare «diplomazia ma anche schiettezza». «Mi è capitato di prendere aerei per New York nel giro di poche ore, per andare a “chiudere” con un cliente, so come trattare. So anche di non essere simpatico a tutti, per ragioni di carattere: sono una persona schietta, che parla in faccia».
Passeggiando per il centro di Gallarate (nell’unica giornata di sole dell’ultima settimana), Martinelli incrocia tanti esercenti già interessati al suo nuovo ruolo. «La sede ufficiale del Duc oggi è solo un ufficio: io ho chiesto di istituire uno sportello aperto al lunedì mattina, quando i negozi sono chiusi e i commercianti possono venire a parlare, a confrontarsi, a fare proposte. La mia mission è infatti fare da tramite tra assessorato, Naga e Ascom. Il vero ufficio mio, però, sarà la piazza, la strada, i negozi».
Da dove partire? «Mi spiace tantissimo vivere in una città il cui biglietto da visita è un centro sporco e degradato. Non possiamo prendercela solo con l’istituzione pubblica, è una responsabilità condivisa di ma di tutti noi cittadini. È vergognoso lo stato di degrado di una città in cui si deve fare lo slalom tra cacche dei cani, quando non addirittura di deiezioni umane, in alcune aree».
Serve, però, anche uno sguardo capace di cogliere le opportunità. «Ogni volta, di fronte alla proposta e iniziativa, si finisce a giudicare e criticare: devono essere invece occasioni da esplorare». Per fare un esempio, Martinelli trae spunto dalle cronache di un secolo fa: «Gallarate è una città dove, a inizio secolo, si organizzavano le serate futuriste al Teatro Condominio: già allora l’Albergo Italia coglieva l’opportunità organizzando le cene futuriste, se ne parlava sui giornali. Guardiamo al Maga, spesso denigrato per i costi, ma che può e deve essere una occasione per la città, la sta rendendo nota in un’area più ampia».
Con una consapevolezza: la «vocazione commerciale» è nel Dna dei gallaratesi, da sempre, deve essere «riscoperta». «Nel 1570 San Carlo Borromeo in visita pastorale trova una macelleria in San Pietro, nel 1 nel 1773 l’Odescalchi diceva che “pochi quegli abitanti attendono all’agricoltura”. Gallarate è sempre stata sulla direttrice del Sempione, è sempre stata al centro di scambi commerciali, anche del contrabbando. Arrivavano i filati e i pizzi di San Gallo». Una storia lunga, che Martinelli racconta con passione e a cui vuole dare continuità anche oggi.
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