Moriggia, 380 richieste di rimborso
È il dato reso noto in consiglio comunale, insieme ad altri dettagli. In consiglio si è discusso ancora dei tempi di riapertura
Il tema piscina di Moriggia torna in consiglio comunale. Del resto, è il tema principe dell’ultimo mese, da quando il 20 febbraio la piscina è stata chiusa per precauzione dopo un (limitato) cedimento di un pannello della controsoffittatura.
Dalle file dell’opposizione Rocco Longobardi, della lista civica Gallarate 9.9, ha espresso tutta la preoccupazione per i rischi di abbandono dell’utenza: «fidelizzare nuovamente il cliente sarà operazione lunga e difficile».
Che la chiusura abbia allontanato corsisti e nuotatori in genere, è ovvio. A dare la misura della perdita è stato l’assessore alle società partecipate Moreno Carù, interrogato sul punto dal Pd. Carù ha spiegato che sono arrivate «380 richieste di rimborso», per un importo complessivo superiore ai 17mila euro. Quanti sono gli utenti già rimborsati? «Zero, perché il rimborso avviene tramite bonifico bancario, quindi non contestuale» (ovviamente la procedura è avviata).
È curioso notare un altro dato: l’importo dei rimborsi è pressoché pari al costo che avrebbe avuto la «rete anticaduta» ipotizzata come soluzione-tampone: secondo l’ipotesi studiata da Amsc (e poi abbandonata) si sarebbero spesi «17529,80 per rete anticaduta per due mesi, 1200 per ogni mese successivo». Certo, alla rete si sarebbe poi aggiunto l’altro intervento giudicato necessario sulla base della perizia chiesta da Amsc, vale a dire 5mila euro per la puntellatura dei cunicoli sottostanti le due vasche.
Per il resto si è ancora dibattuto della responsabilità di quanto successo e sul destino dell’auspicato, condiviso da tutti rinnovo della struttura. Il Pd – che nei giorni scorsi ha riepilogato la lunga vicenda partendo dal primo indirizzo di intervento, a gennaio 2016 – ha chiesto ancora conto dei bandi, previsti anche dal Dup (Documento Unico di Programmazione) 2017 e da quello 2018, votato poche settimane fa. Carù ha ribadito che l’intervento di rinnovo pubblico-privato richiede tempi lunghi, perché tra l’altro prevedeva «una valutazione preventiva» dei problemi e degli asset su cui intervenire. Carù ha anche detto che alcuni problemi nella predisposizione del bando sono legati alla mancanza di personale formato in Amsc, riconducendo questa situazione al “dimagrimento” di Amsc negli scorsi anni. Il Pd, per bocca del capogruppo Giovanni Pignataro, ha ribattuto sui tempi di predisposizione del bando, ricordando che già dal 2016 (amministrazione Guenzani) erano stati individuati problemi e necessarie soluzioni, poi confluiti nella gara d’appalto arrivata nell’estate (amministrazione Cassani) all’apertura delle buste.
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