Ripresa solida dell’Eurozona, ma l’inflazione ancora non convince
L'ottimismo del presidente della BCE Mario Draghi come confermato dalle parole espresse in un'audizione alla Commissione affari economici del Parlamento europeo
E’ una crescita robusta quella che sta coinvolgendo l’Eurozona parola di Draghi.
Sulla ripresa economica nell’area euro il presidente della Bce, Mario Draghi, continua ad essere estremamente ottimista come ha confermato in un’audizione alla Commissione affari economici del Parlamento europeo, anche se a preoccuparlo è un elemento di non poco conto come l’inflazione.
“L’inflazione deve ancora mostrare segnali più convincenti di un aggiustamento verso l’alto” ha detto a chiare lettere il presidente della Banca Centrale Europea.
Particolare attenzione alla volatilità dei mercati finanziari
“La recente volatilità nei mercati finanziari, specie nel tasso di cambio, merita particolare attenzione per le possibili implicazione sulle prospettive di medio termine di stabilità dei prezzi” ha sottolineato Draghi le cui parole sembrano essere una risposta precisa alle considerazioni espresse dall’amministrazione Trump in merito al dollaro debole.
A gennaio infatti il segretario del Tesoro Usa, Steven Mnuchin, al Forum economico di Davos in Svizzera, si era detto a favore di un dollaro debole facendo salire ad alta quota le quotazioni dell’euro ed innescando una nuova guerra delle valute, passo fondamentale per dare forza alle svalutazioni competitive.
Del discorso di Draghi e dei toni positivi, che hanno rassicurato gli investitori soprattutto nel dichiarare che l’inflazione sta arrivando perché la crescita continua, ha parlato anche Swissquote.
Le dinamiche dell’inflazione risultano ancora deboli
“Anche se il forte slancio dell’economia dell’Eurozona ha chiaramente rafforzato la nostra fiducia nelle prospettive d’inflazione, servono ancora pazienza e persistenza riguardo alla politica monetaria”.
Quel che è certo è che le dinamiche dell’inflazione risultano a tutt’oggi estremamente deboli.
L’inflazione “deve ancora mostrare segnali più convincenti di un aggiustamento rialzista sostenuto” e l’andamento dei prezzi “rimane in linea di principio condizionato da un ampio grado di stimolo monetario fornito dall’insieme delle nostre misure di politica monetaria”.
Una politica monetaria che a detta di Draghi deve per forza di cose riassestare l’inflazione portandola vicino al 2%.
Si tratta di considerazioni precise che sono parse a tratti un po’ in contrasto con le parole di altri membri del consiglio della Banca Centrale Europea in tema di normalizzazione della politica monetaria e acquisti di bond (Qe) a distanza ravvicinata.
Nessuna guerra delle valute
“Non c’è alcuna guerra delle valute di cui si possa parlare” ha sottolineato ancora il presidente Draghi, spiegando che il consiglio direttivo della Banca Centrale Europea è comunque preoccupato della volatilità, ancora in fase di aumento, nel mercato dei cambi.
L’aumento a detta di Draghi “potrebbe causare un inasprimento indesiderato delle condizioni finanziarie dell’Eurozona”.
Il mercato dei salari ancora debole anche se in ripresa
Il presidente Draghi ha fatto considerazioni specifiche anche sui salari sottolineando che nell’Eurozona “la crescita delle retribuzioni è rimasta modesta nonostante i forti guadagni occupazionali” di fatto anche se “la crescita dei salari nell’area dell’euro è già aumentata di recente e il mercato del lavoro dovrebbe migliorare ulteriormente”.
Ai salari il presidente Draghi ha dedicato un’ampio spazio precisando che la ripresa non è impossibile e ad aiutarla saranno un ulteriore calo della disoccupazione e un balzo in avanti dell’economia.
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