Sanità lombarda, servono fatti e strategie diverse di lungo periodo
La replica di Carlo Ballerio, ex vice segretario generale dell’Ospedale di Circolo di Varese, al pezzo intitolato “Gli elettori hanno bocciato la gestione ciellina della sanità” di Pierfausto Vedani
La replica di Carlo Ballerio, ex vice segretario generale dell’Ospedale di Circolo di Varese, al pezzo intitolato “Gli elettori hanno bocciato la gestione ciellina della sanità” di Pierfausto Vedani
Gentile Direttore,
Mi permetto qualche considerazione sull’articolo “Gli elettori hanno bocciato la gestione ciellina della sanità” di Pierfausto Vedani. Nessun intento polemico, ma solo la riproposizione di fatti.
Che una nuova maggioranza politica abbia pieno titolo per mettere mano alla sanità, è fuori discussione, ma non si può dimenticare che nell’ultimo quinquennio la sanità lombarda è stata sempre più a prevalente trazione leghista, e a maggior ragione con la riforma del 2015 le nomine che ne sono conseguite lo confermano, salvaguardando, per accordi politici, alcune posizioni acquisite da Forza Italia nelle sue varie componenti. Di ciellini in posizioni di rilievo gestionale ne sono rimasti pochi, ed alcuni unanimemente riconosciuti come di grande valore. Lo stesso si può dire per alcune posizioni sanitarie di livello apicale, che i pensionamenti hanno ormai ridotto ai minimi termini (il tempo passa per tutti).
Credo che la questione vada letta da un’altra prospettiva e cioè a partire dal sostegno che alcuni politici di derivazione ciellina con posizioni di rilievo nella legislatura regionale appena conclusa hanno autonomamente continuato pervicacemente a offrire, con scarsa sensibilità sociale e politica, e per ragioni che non mi comprendo, se non pensando a una becera conservazione di posizioni di potere acquisite a livello regionale, a personaggi frutto di nomine/conferme politiche avvenute in regime leghista e delle forze di maggioranza, e sfiduciati, spesso a ragione, innanzitutto dai loro stessi operatori, oltre che dall’utenza. Ma posso confermare per diretta conoscenza che il fenomeno non ha riguardato solo alcuni politici di derivazione ciellina. Adesso il problema di Fontana, che personalmente stimo, è quello di rimettere mano al più presto alla cosiddetta e già citata“riforma Maroni” del 2015, il quadro di riferimento attuale, che ha radicalmente modificato la struttura della sanità lombarda, ma che, alla prova dei fatti, si è dimostrata inefficace e perdente, soprattutto, ma non solo, sul versante ospedaliero. Era nata con l’idea di spazzare via, una volta per tutte, il ventennale “sistema formigoniano”, sostanzialmente ospedalo – centrico, accusato di privilegiare il privato, ma non ha fatto nulla per intervenire sui fattori che rendono la spedalità pubblica intrinsecamente perdente, per efficienza, sulla spedalità privata.
L’intento poi di porre sempre più sotto controllo centrale ogni aspetto dell’attività sanitaria ha prodotto un eccesso di burocratizzazione, spesso mortificante per operatori e utenti. Il rispetto dei vincoli di bilancio, per aderire alle politiche nazionali, è stato prevalentemente ottenuto con la riduzione del personale e il taglio dei beni di consumo, e le Direzioni Aziendali si sono prontamente adeguate, senza mai porre attenzione ai costi occulti, ma reali, delle disfunzioni organizzative e di processo, e che, dal punto di vista sociale, gravano sull’utenza. Il privato, per esempio, a differenza del pubblico, interviene pesantemente sui costi cosiddetti “di struttura”, ma non lesina sulla qualità ed efficienza delle prestazioni, che portano sempre nuova ”clientela”, anche extra-regionale, riducendo, oltretutto, le liste di attesa.
Le maggiori criticità della spedalità lombarda attuale (le lunghe liste d’attesa, la pressione sui servizi di Pronto Soccorso, Varese compreso, l’arretrato degli esami di anatomia patologica del S. Paolo, solo per citarne solo alcuni esempi) hanno origine da vincoli di sistema e, in qualche caso, forse anche da insipienze gestionali. I tagli l personale e al materiale specialistico, unitamente al malefico “si è sempre fatto così”, hanno prodotto il sottoutilizzo delle alte tecnologie e di risorse pregiate come le sale operatorie, i cui costi il privato, di contro, ammortizza a suon di prestazioni. Non mi trova infine concorde, ma è una valutazione del tutto personale, la conferma che la Dirigenza sanitaria e ospedaliera non possa più essere più di estrazione locale, per risponde solamente alla Regione. Può così permettersi di ignorare, o sottovalutare, se vuole, le istanze anche istituzionali del territorio, priva com’è di ogni forma di controllo sociale e sottomessa solo alla politica regionale. Non servono gli stucchevoli proclami assessorili, le commissioni d’inchiesta e le expertise più fantasiose: sono fumo negli occhi “pro populo”, servono fatti e strategie diverse di lungo periodo. E Fontana, cui rinnovo i migliori auguri, ne avrà da fare, se vorrà e potrà.
Carlo Ballerio
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Inappuntabile, preciso, devastante come deve essere il commento di un competente. Esatto anche il rilievo che riguarda il cronista: in effetti dal 2015 era in vigore la riforma di stampo leghista solo che a Varese, riserva di caccia prediletta degli squadroni milanesi dei lottizzatori formigoniani, tutto era rimasto – e lo sarebbe stato sino a oggi– come in passato. Maroni poi fu tradito proprio da amici varesini, beccati con le mazzette. Ecco perché per noi cronisti non cambiò nulla. Ricordo che noi tutti si lesse con interesse la nuova legge di riforma, poi toccammo con mano che tutto era rimasto come prima, più di prima.
Oggi si spera che Fontana ridia a Varese, ai varesini e al suo delusissimo amico Maroni quanto è stato loro tolto. Noi incalzeremo Fontana, sempre.
PV
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