Stefania Federici lucrava anche sui funerali dei suoi assistiti
L'ex-assessore cassanese, arrestata per peculato e abuso d'ufficio nel suo ruolo di amministratore di sostegno, lavorava come dipendente tuttofare in un'impresa funebre. Prima di seppellirli gli rubava le fedi

Dei suoi assistiti curava tutto, anche il funerale. Stefania Federici, l’ex-assessore ai Servizi Sociali di Cassano Magnago finita in carcere con le accuse di peculato e abuso d’ufficio, per aver sottratto quasi un milione e mezzo di euro alle persone di cui era stata nominata amministratrice di sostegno, aveva un lavoro come dipendente di un’impresa funebre della città.
Quando i suoi amministrati, tutte persone con gravi patologie o molto anziane, trapassavano sarebbe stata lei ad occuparsi della loro sepoltura e immancabilmente erano le pompe funebri per le quali lavorava a gestire “l’ultimo viaggio”, non prima di aver sottratto alle vittime anche le fedi.
La Federici non aveva nessuno scrupolo e dalle carte emerge anche che l’asse di ferro con l’amica del cuore Raffaella Biafora, funzionaria della Procura di Busto Arsizio finita ai domiciliari, era di lunga data al punto che fu proprio la Biafora a suggerire l’amica Federici come amministratrice di sostegno sin dai tempi in cui la funzionaria lavorava come cancelliera alla sede gallaratese del Tribunale di Busto Arsizio. Il profilo della Federici era perfetto per il ruolo, grazie alla sua esperienza come assessore ai Servizi Sociali a Cassano Magnago tra il 2007 e il 2012.
La Procura ora sta cercando di capire come sia stato possibile non vedere gli ammanchi enormi dai conti correnti degli amministrati da parte dell’ufficio del Tribunale preposto alla verifica. A giudicare dalle esperienze di altri amministratori c’era una certa rigidità nel controllo che richiedeva una rendicontazione al centesimo delle spese sostenute mentre per la Federici era fin troppo facile far sparire cifre che in un caso hanno superato i 200 mila euro (leggi qui).
L’indagine su di lei, infatti, non sarebbe partita dall’ufficio della Volontaria Giurisdizione ma dalla Banca d’Italia che aveva segnalato alla Guardia di Finanza una sproporzione enorme tra il reddito della donna e il movimento di danaro che avveniva sul suo conto (dove sono stati trovati, infatti, oltre 500 mila euro).
Mentre l’inchiesta del sostituto procuratore Francesca Parola prosegue, dunque, sono state registrate altre denunce di ammanchi che vanno ad aggiungersi alle 14 cristallizzate dalla Procura e dalla Guardia di Finanza di Gallarate. Non è da escludere che tra il 2012 e il 2014, periodo non ancora del tutto analizzato dagli investigatori, la donna avesse già drenato soldi dai conti delle ignare vittime.
La stessa Federici, infine, pur non avendo risposto alle domande del Gip durante l’interrogatorio di garanzia avrebbe rilasciato spontanee dichiarazioni in cui avrebbe ammesso tutti gli addebiti. Per ora rimane in carcere.
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