“I cartelloni in paese sono la denuncia di un errore grave”
I consiglieri di opposizione Di Blasio, Barelli e Brovelli spiegano le ragioni che li hanno portati a prendere una posizione dura nei confronti dell'amministrazione
«Nessun intento di fare polemica sterile ma la denuncia di un fatto grave accaduto ai danni della minoranza e più in generale al diritto di informazione». I consiglieri di opposizione Bruno Di Blasio, Flavio Barelli e Alessandro Brovelli replicano alle dichiarazioni del sindaco di Angera, Alessandro Molgora e spiegano le ragioni che li hanno portati a esporre dei manifesti in paese con la scritta “Vergogna”.
«Abbiamo appreso – spiegano – che da tempo la corrispondenza inviata al comune, all’attenzione dei consiglieri comunali, non viene inoltrata ai nostri indirizzi. Lo abbiamo scoperto per caso, parlando con un cittadino che ci chiedeva conto di un tema affrontato in una lettera inviata al comune e intestata al consiglio comunale. Cercando di capire il motivo di questa mancata comunicazione abbiamo scoperto che un fatto analogo era accaduto con una comunicazione di un gruppo consiliare di Taino».
Per i consiglieri si è trattato di una disattenzione grave e difficilmente rimediabile. “Non sappiamo – precisano – quante altre volte possa essere successo e ci dispiacerebbe molto se alcuni cittadini interpretassero un nostro silenzio su alcuni temi come una disattenzione. Le spiegazioni del sindaco – concludono i consiglieri – non sono accettabili e denotano poca considerazione nei confronti della democrazia. È come se, una mail o una lettera indirizzata al lavoratore di un’azienda rimanesse bloccata al centralino, senza mai arrivare a destinazione. Quanto asserisce il sindaco circa la prassi adottata dall’ufficio responsabile inoltre lascia interdetti. Ovvero l’ufficio avrebbe ritenuto che è a capo dei mittenti la responsabilità di inoltrare la loro stessa lettera ad alcuni dei destinatari: tornando all’esempio di prima è come se il centralino reputasse di non dover inoltrare la corrispondenza al lavoratore destinatario della lettera, perché ritiene che il mittente la invii anche direttamente all’indirizzo personale di casa del lavoratore».
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