Gli studenti dell’Insubria si distinguono al “SIMUN”

Cinque dei 25 ragazzi della delegazione sono stati premiati al Sahara International Model United Nations che si è svolto ad Agadir

studenti premiati al SIMUN

Si sono distinti per capacità di mediazione, dialettica e moderazione i 25 studenti dell’Università dell’Insubria iscritti, nella settimana tra il 9 e il 13 aprile, al Sahara International Model United Nations (SIMUN) che si è tenuto ad Agadir in Marocco. Oltre un centinaio di giovani provenienti da Tunisia, Algeria, Spagna, Svizzera, Giordania, Stati Uniti, Sudan, Mauritania, Pakistan, Marocco e Italia.

L’ateneo varesino e comasco  ha raccolto il maggior numero di attestati di merito, la delegazione era composta da studenti selezionati attraverso un bando promosso dal Centro di ricerca Religioni, Diritto e Economie nello Spazio Mediterraneo (REDESM), diretto dal prof. Ferrari e istituito presso il Dipartimento di Diritto, Economia e Culture dell’Insubria.

I cinque i premiati: Martina Visconti di Giurisprudenza sede di Como IV anno, Federico Forgione di Giurisprudenza sede di Varese V anno, Elena Palumbo di Scienze della Mediazione Interlinguistica e Interculturale III anno, Giulia Cattaneo di Mediazione II anno, Lia Venini di Mediazione II anno.

I Model United Nations sono simulazioni dei lavori dell’assemblea delle Nazioni Unite, una sorta di palestra per apprendere come gestire i lavori delle commissioni, interpretare i ruoli dei delegati, rispettare le regole del dibattito formale, confrontarsi con temi di politica internazionale. Quest’anno, nella seconda edizione del SIMUN, gli argomenti oggetto dei lavori sono stati: i diritti umani, il ruolo dell’educazione nella prevenzione degli estremismi, la gestione delle crisi internazionali come quella siriana, la parità di genere e la promozione del ruolo delle donne.

A ogni studente è stata assegnata una nazione che ha dovuto impegnarsi a rappresentare, studiandone le politiche, approfondendone storia, cultura e legislazione. Gli interventi – in inglese – hanno tenuto conto della prospettiva di quella specifica nazione e si sono inseriti nel dibattito secondo le complesse regole delle assemblee ONU. L’esercizio, difficile, è stato quello di interpretare la posizione di quel Paese, in un prezioso gioco di ruolo che insegna a comprendere il punto di vista di altri, le tensioni che si generano, le possibilità di alleanze e tutto quel non scritto che non si impara ma si agisce.

Ma l’esperienza più significativa che i giovani mediatori hanno potuto raccogliere si è coagulata attorno ai momenti informali, quando si sono trovati esposti alla verifica degli stereotipi, in dialogo con coetanei di altri Paesi della fascia mediterranea.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 17 Aprile 2018
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