“Il mio glass emotion bridge vi vuole divertire”
Parla Roberto Torsellini, l'ideatore del Glass emotion bridge in piazza Podestà: i segreti dell'opera che fa tanto chiacchierare in questi giorni
La passerella “sospesa” ideata da Roberto Torsellini e installata in piazza Podestà a Varese dalla Torsellini Vetro, insieme a un gruppo di imprenditori varesini in occasione della Varese Design Week, resterà in piazza Podestà fino al 13 maggio.
L’opera, aldilà delle polemiche iniziali, ha destato grande curiosità e “movimento” nel salotto di Varese. Tra i detrattori c’è chi l’ha considerata brutta, chi inutile, chi deturpante per la statua del Garibaldino. Allo stesso tempo però, chi ci è salito non ha perso occasione per “farsi un selfie” o portarci i bambini, tra i più entusiasti fruitori del ponte.
Di certo, va sfatata una credenza che si è portata dietro fino dall’inaugurazione: l’installazione è temporanea e a metà maggio tornerà a diventare un insieme di lastre di vetro, acciaio e bulloni. Nel frattempo avrà fatto diventare Varese un po’ “Milanese”: «Come azienda abbiamo partecipato negli anni alla realizzazione di strutture temporanee in Tortona, abbiamo realizzato lo spazio della Toyota e altre installazioni – ha spiegato Roberto Torsellini – Anche se il core business della nostra azienda è la lavorazione del vetro: noi non facciamo installazioni come business, per noi sono un costo. Il glass emotional bridge, in particolare, è una installazione fatta proprio per Varese, nella speranza di far divertire e stupire la gente».
Torsellini, che ha diretto la progettazione come direttore dell’ufficio tecnico della Torsellini vetro, sta in una azienda “milanese” dal punto di vista della sede legale, ma è gaviratese per sede di produzione, come gaviratese è lui stesso per residenza. «Ci tenevo a fare qualcosa per Varese – conferma – E a furia di vedere foto di corso Matteotti deserto sui social ho buttato li la scommessa: “facciamo una installazione, poi vediamo se resta ancora vuoto”».
Un’opera dove la parte pubblica – il comune in particolare, per chiarire parte delle polemiche – non ha messo un euro. A realizzarla sono stati un pool di sponsor tecnici, cioè che hanno messo materiali e lavoro (Torsellini Vetro per la passerella e balconata in vetro; Bazzeghini & Bazzeghini per l’assemblaggio della struttura metallica portante; FTL Rossi Siderurgia per le sedute e complementi in metallo; ITB Bianchi, AquaElite di Anpa e Bianchi&Colli per la cascata d’acqua, LuceLuce e Argiberri per l’illuminazione, Enrico Colombo spa per gli impianti elettrici, Nuova Clean per la pulizia, SWS e 4Safety per i servizi di sicurezza nella fase di cantiere, Centro Colore Comerio per l’attrezzatura di sollevamento al montaggio, Floricoltura Gervasini per il verde, Ossola Trasporti per la movimentazione dei materiali, Telesettelaghi per le riprese televisive durante tutta la manifestazione, Bimel Arredamenti per il totem, Falegnameria Bina per il rivestimento delle pareti in legno, Sabrina Van Hoften per la grafica, e altri) ma anche di sponsor economici, cioè aziende che hanno sostenuto con un contributo l’opera (Mediolanum Consulenti Finanziari di Varese, IgLink di Fastera, Marelli&Pozzi, Sprilux, Ifc Assicurazioni, Ecoarch Naturalmente Architettura, Ellepi Interior Design, Casapiù Immobiliare, Bt Energy, Edil3t, Gima e molti altri ancora).
Il criterio di realizzazione è stato quello di stupire e colpire la gente: «Quello che piace di solito è avere la sensazione di camminare nel vuoto: le camminate sui ponti trasparenti attirano l’immaginazione della gente, ed è bello vedere le diverse reazioni, mostrano i diversi caratteri delle persone»
COPRISCARPE E ALTRE PARTICOLARITA’ DEL BRIDGE
Per chi ci è già stato, il corridoio di vetro e la terrazza sono una continua fonte di curiosità, che cominciano dalla prima in cui ci si imbatte: perché ci si mette il copriscarpe?
«E’ un modo non solo per non sporcare, ma anche per autopulire la superficie – spiega Torsellini – E’ importante non solo rovinare il vetro ma anche tenerlo pulito, per una migliore esperienza. So che sono un po’ buffe, ma servono a far godere tutti allo stesso modo del ponte» Un po’ come si mettono le pattine in casa, insomma.
Durante il mese circa in cui la struttura sarà ancora visitabile, il glass emotion bridge farà delle verifiche statiche di controllo ogni 3-4 giorni e verrà pulito quotidianamente.
Il numero di persone massimo consigliato sulla terrazza è di 20: «Ma lo è solo dal punto di vista di una migliore fruibilità dell’installazione: in più di 20 oggettivamente si sta stretti e non si può godere il posto. Dal punto di vista della “portata” invece sarebbe superiore: la stabilità è calcolata come una struttura in cemento armato. Il vetro non è come una volta: se può servire a qualcosa, questa installazione vuole anche far cadere un tabù, far capire che il vetro ora è sicuro e pesante, non è come il vetro delle porte di quarant’anni fa: se si rompeva una lastra delle porte di una volta ci si tagliava e si poteva anche morire. Adesso le persone possono rendersi conto che le balaustre in vetro sono belle e sicure».
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sono salita quando pioveva e di sera, così ho visto il Corso Matteotti più vuoto che mai!. Però devo dire che lo spirito e la finalità indicati dl signor Torsellini sono condivisibili e stanno portando il frutto sperato. Personalmente, non mi sono emozionata salendo, ma guardando e riguardando l’installazione dal basso. La trovo ben fatta per nulla impattante. Bello l’acciaio, il vetro, le cascate, il verde, le sedute. Sarebbe bello riprovare in un’ altra via o piazza, se ce ne sono di idonee.