Terreni espropriati in Veddasca per le vasche di depurazione
Alla fine del 2019 sarà ultimato e consentirà di depurare le acque di due paesi e diverse frazioni montane
Centocinquanta metri quadrati di prato ad Armio, 70 euro; 40 metri a Lozzo, 130 euro; 30 metri quadri di “seminativo” a Biegno, 98 euro; 20 metri quadri di prato arborato a Graglio, 65 euro. E così via, per centinaia di piccoli lotti di terreno tra boschi e prati nelle valli del Luinese.
Sono partite le “procedure di occupazione di urgenza preordinate all’esproprio” in val Veddasca per la realizzazione del grande impianto di fitodepurazione, che permetterà tra qualche anno di riconsegnare alla natura acqua depurata da un processo chimico biologico.
In realtà si tratta di cinque impianti che riguarderanno altrettante frazioni del grande comune frutto della fusione di cinque anni fa: si va dal livello del lago – 200 metri circa di Pino – fino ai 1.000 metri sul livello del mare a Veddasca per realizzare una serie di bacini dove le acque reflue entrano, vengono filtrate da alcune essenze che trattengono le sostanze inquinanti, per poi uscire e venir immesse nel sistema fognario.
«Sabato prossimo in Veddasca presenteremo ai cittadini proprio questo progetto che riguarderà anche questo borgo – spiega il sindaco Fabio Passera – . Entro la fine del mese cominceranno i lavori in quota, mentre sono i corso le prime opere a Pino (l’impianto servirà anche al comune di Tronzano Lago Maggiore ndr). L’impianto sarà a regime presumibilmente entro la fine del 2019. In realtà uno degli aspetti più scomodi è rappresentato proprio dagli espropri per terreni boschivi e iper frazionati, i cui proprietari a volte sono deceduti parecchi anni fa. Abbiamo messo a bilancio le somme necessarie per garantire la copertura economica di questa operazione».
«In tutto l’impianto di fitodepurazione costerà 900 mila euro e la spesa sarà a carico di Fondazione Cariplo, Comune di Maccagno, Società Verbano spa», spiega Passera «e il messaggio che vogliamo dare è che qui c’è un pezzo della provincia di Varese che vuole puntare la depurazione costi quello che costi: così si investe sull’ambiente».
Per i proprietari dei terreni ci sono ora due strade. Gli “espropriandi” possono comunicare se condividono la determinazione urgente entro 30 giorni dalla comunicazione del decreto; oppure possono fare ricorso al Tar della Lombardia.
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