Con Teresio a Villaggio Cagnola
La settima uscita naturalistica fra le bellezze varesine della natura
Ci troviamo domenica 22 aprile alle 9.30 davanti al parcheggio del Villaggio Cagnola, presso la località della Rasa di Varese: sulla strada che ci separa dalla Villa sfrecciano veloci, forse anche troppo, le biciclette da corsa.
Iniziamo l’escursione botanica nel Parco del Villaggio Cagnola recuperato, in parte, dal Parco Regionale Campo dei Fiori, che con fatica lo sta riportando a quel gioiello paesaggistico, storico e artistico che fu tanti anni fa.
Percorriamo la mulattiera attraverso un bosco ricco di essenze arboree; sotto le loro chiome si trova uno degli arbusti più belli delle Prealpi Lombarde: il Pero Corvino o Amelanchier ovalis Medicus 1793, una pianta colonizzatrice dei pendii rocciosi. Questa rosacea produce dei bellissimi e vistosi fiori bianchi e successivamente dei frutti o piccoli pomi commestibili, da cui il nome che deriva dal greco “Amelanchier meles” (mela +strozzare) cioè mela aspra, ottima per la marmellata.
Proseguendo in salita verso il Monte Legnone incontriamo il Carice di Montagna, Carex montana L., un bell’esemplare di felce chiamata Cedracca, Ceterach officinarum Wild e un viburno lantana, Viburnum lantana L. che non ha ancora aperto i fiori. La Lantana ama l’esposizione al sole e il caldo, perciò la possiamo trovare molto spesso nei declivi dei monti esposti a sud, sud-est e sud-ovest consociata con il sorbo montano, Sorbus aria, Sorbus aria (L) Crantz, altra pianta che ama il sole ; entrambe le piante vegetano bene su suoli calcarei. Di un colore intenso ci abbaglia il falso bosso, Polygala chamaebuxus L., dai fiori leggermente profumati con ali colore rosso purpureo e carena gialla. Qualcuno ritiene che il profumo favorisca la montata lattea. Qualcun’altro ritiene, invece, che la presenza di questa pianta nel foraggio favorisca la montata lattea nelle mucche.
Salendo non si possono non notare le Vedovelle dei Prati, Globularia punctata Lapeyr, con i tipici capolini sferici azzurro-violetti.
Arrivati alla statua bronzea del fiero guerriero, osserviamo un ginepro Juniperus communis L.: una bellissima cupressacea dalle foglie pungenti a lamina aghiforme
appiattita, con una striatura centrale di colore azzurro-grigiastro. Questo arbusto in effetti è una pianta dioica, cioè presenta fiori femminili e maschili (gli organi riproduttivi) su piante diverse. Le bacche sono utilizzate in cucina, nei vini e nei liquori. Del resto, Virgilio, il grande poeta naturalista dell’antica Roma, menziona nelle sue opere il Ginepro e le sue bacche profumate.
Sulla roccia sporgente tra i peri corvini appare una primula orecchia d’Orso, Primula auricola L; il nome della specie “auricola” deriva dal latino e significa “piccola orecchia”. Il suo fiore giallo è uno dei primi che si vedono in primavera.
Lungo un sentiero impraticabile fiorisce qua e là la Cardamine heptaphylla (Vill) O. E. Schulz dalle foglie composte da 5 a 9 foglioline pennato-lanceolate e dai fiori di colore bianco. A volte si trova la stessa specie con i fiori di colore rosa-lilla.
Sul sentiero che porta verso il Monte Legnone si intravede nell’erba qualche Viola silvestre, Viola reichenbachiana Jord. ex Boreau, che si differenzia dalla Viola riviniana per lo sperone dello stesso colore dei petali.
Al ritorno incontriamo il Ginestrino Comune,le cui foglie sono composte da 5 segmenti o foglioline, di cui le due basali sono ridotte e simili a stipole con forma triangolare, attaccate al rachide.
Scesi a valle in un anfiteatro che sembra naturale – ma non lo è – si erge davanti a noi un’enorme falesia su cui è appeso un enorme scudo probabilmente bronzeo. La falesia è artificiale: ci troviamo infatti in una vecchia cava dalla quale veniva estratto il calcare per produrre la calce. Non lontano si trovano le antiche fornaci della Riana che producevano la calce ottenuta per cottura del calcare a temperatura elevata, proveniente dalla roccia che sovrasta la Villa Cagnola. Questo calcare è il risultato di antichi depositi di conchiglie, coralli, bivalvi, gasteropodi, ricci di mare intrappolati nella Dolomia della Rasa, più precisamente Dolomia di San Salvatore.
Questa dolomia si è formata da un mare ben ossigenato dove era presente una barriera corallina. Questi depositi hanno creato quel monte che chiamiamo Chiusarella. Gli stessi si sono accumulati attorno a un vulcano del Permiano che emerse dal mare per vomitare ciò che oggi chiamiamo Monte Martica. La roccia del Monte Martica è porfido, principalmente rosso, cioè una roccia magmatica. Il porfido origina dallo stesso materiale vulcanico che ha dato corpo al granito, ma si
differenzia da quest’ultimo in quanto è una roccia di tipo effusivo, cioè ha subito un brusco raffreddamento dopo l’eruzione, probabilmente dovuto alla presenza del mare. Il Monte Martica è quindi pieno di silice che porta il terreno ad essere più acido e quindi presenta una flora e un soprassuolo boschivo diversi dal versante del Villaggio Cagnola posto sotto il Monte Legnone , in cui ora noi ci troviamo.
Sotto la falesia è presente un laghetto per cui ci soffermiamo ad osservare i dintorni, ma è ancora presto per fotografare la vegetazione: preferiamo rimandare a una prossima uscita la descrizione della flora idrofila. Alla prossima uscita.
Giovanni Pinesso. Foto di Milena Gandini.
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