Guerra in Cardiochirurgia, chiesti due anni per Sala
Per la difesa, l'ex primario è invece da assolvere: non fece "mobbing" in corsia al collega Vittorio Mantovani
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La verità processuale sulla vicenda della “guerra” nella Cardiochirurgia di Varese si saprà a fine mese: il presidente del collegio giudicante, Anna Azzena, ha fissato la data della prossima udienza in cui il giudice di Varese (a latere Stefano Colombo e Valentina Maderna) si dovrà esprimere con la sentenza.
Andrea Sala, ex primario cardiologo, accusato di maltrattamenti nell’ambito della vicenda della guerra tra medici è colpevole o no di aver marginalizzato il collega Vittorio Mantovani? Vige la presunzione d’innocenza, e di assoluzione parla la difesa dell’imputato – Pietro Magri – mentre il pubblico ministero Flavio Ricci ha chiesto la pena di due anni.
Il processo partì nell’autunno del 2016 dopo che la Cassazione decise per annullare il proscioglimento dell’ex primario Sala pronunciata dal Gup.
Vennero ascoltati decine di testi fra infermieri e medici e fu proprio uno di questi a parlare di “guerra” in cardiochirurgia per descrivere le tensioni che in quel reparto si respiravano.
Querele, denunce incrociate, rivalità portata al parossismo: una temperie che ebbe come sfondo l’intricata vicenda del “corvo”, una lettera anonima, con cartella clinica, giunta ai familiari di una donna deceduta dopo un intervento, che puntava il dito contro alcuni medici per errori in sala operatoria; corvo che, è bene specificare, sia pur convitato di pietra, in questo processo non c’entra.
L’ex primario della cardiochirurgia Sala si è oggi difeso dall’accusa di maltrattamenti in famiglia (tecnicamente il reato è questo perché declinato in ambiente di lavoro delicato come quello di un team medico) mosso da Vittorio Mantovani, anche lui risultato in lotta con altri colleghi nell’ambito della guerra tra medici di quel reparto.
Le decisione il prossimo 31 maggio alle 14.
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