Le riproduzioni della Sindone nella chiesa di San Giovanni

Prosegue nella chiesa di San Giovanni Battista l'esposizione di due riproduzioni a grandezza naturale della Sacra Sindone, retroilluminate nella versione in positivo e in negativo

Induno Olona - chiese

Da qualche settimana nella chiesa di San Giovanni Battista ad Induno Olona sono esposte due riproduzioni a grandezza naturale della Sacra Sindone, conservata a Torino. Sono state esposte in occasione della recente Quaresima e, considerato l’interesse dimostrato dai visitatori, il parroco don Franco Bonatti ha pensato di rinnovarne l’esposizione per qualche tempo, affinché più persone ne possano apprezzare la visione.

La prima stampa riproduce il telo conservato a Torino, che reca la famosa immagine impressa in negativo; la seconda stampa, invece, riporta la stessa immagine elaborata digitalmente per ottenere il positivo.

Le immagini della Sacra Sindone sono posizionate nel transetto laterale destro della chiesa, a fianco dell’altare principale; sono poste l’una a fianco all’altra in posizione verticale, diversamente da come siamo abituati a vedere l’originale conservato a Torino in orizzontale. Il visitatore può muoversi attorno ad esse, come fossero delle sculture a tutto tondo, per contemplare sia la parte frontale che la parte retrostante.

Di primo acchito, l’impatto visivo è certamente notevole, grazie anche alla retroilluminazione che conferisce alle stampe un forza comunicativa impressionante. Sono distintamente riconoscibili tutti i segni delle torture inflitte al Crocifisso; in particolare, il color rosso carminio impresso in larga parte sul telo evidenzia la copiosità delle perdite di sangue dalle ferite.

L’effetto negativo/positivo visibilmente tridimensionale della Sindone fu scoperto nel 1898 con lo sviluppo della lastra fotografica ottenuta dopo il primo scatto al telo, effettuato dall’avvocato torinese Secondo Pia. Questa particolarità è certamente la caratteristica che più colpisce e meraviglia l’osservatore dei nostri tempi ( inteso dal 1898 in poi dato che prima il positivo non era conosciuto).

E’ innegabile che l’impronta in negativo dell’uomo della Sindone non stabilisca una sintonia con l’occhio dell’osservatore, infatti l’inversione dei chiaroscuri non facilita la comunicazione tra l’oggetto e il soggetto che la scruta.

L’esatto contrario avviene se si osserva il positivo della stessa immagine: appare senza veli un’impronta umana leggibile, commovente, composta e regale.

Come detto poc’anzi, è singolare che per poter apprezzare la Sindone in questo modo sia stato necessario l’apporto della scienza fotografica, scoperta solo poco prima della metà dell’1800. In definitiva, per secoli il Sacro Lino è stato guardato senza poterne ammirare la sensazionale immagine misteriosamente nascosta.

Dunque, perché mai sin dalle sue origini il misterioso telo è stato custodito, conservato e nascosto per preservarlo dalla distruzione, sebbene fosse un’ inquietante stoffa funebre intrisa del sangue e del sudore di un condannato a morte, con impressa un’ impronta umana per nulla empatica?

E’ lecito pensare che i motivi fossero legati alla straordinaria persona che in quel telo era stata avvolta. Quest’uomo in vita ha convinto e impressionato a tal punto chi l’ha incontrato da costringerlo a conservare anche il suo telo funerario, per quanto si trattasse di un oggetto impuro, e a tramandarlo con assoluta attenzione e devozione. Viste la storia e le caratteristiche dell’immagine, cui si sommano le specificità della figura che vi è impressa, questo telo non può aver avvolto altri che Gesù Cristo crocifisso a Gerusalemme nell’aprile dell’anno 30.

Ai detrattori si può consigliare di approfondire i risultati degli studi multidisciplinari svolti negli ultimi anni e di considerare che, in origine, l’opportunità o meno di datare con il metodo del radiocarbonio la sindone (un particolarissimo reperto ) non sia stata in origine sufficientemente valutata .

In aggiunta, è certamente degna di nota la vicenda storica che ha accompagnato il telo nei viaggi da Gerusalemme a Torino, una storia estremamente affascinante che coinvolge crociati, templari , principi, re e casate . Un ulteriore fatto singolare nella storia del Sacro lino, che agli inizi rimase in possesso dei primi cristiani della giovane chiesa di Gerusalemme, è il suo ritorno alla Chiesa dopo lunghi secoli nel 1983. Difatti, con la morte di Umberto di Savoia avvenuta il 18 marzo del 1983, la Sindone passò per volontà testamentaria in proprietà della Santa Sede. Questo accadde dopo secoli di vicissitudini, nella quale è passata di mano in mano senza essere di “proprietà” della Chiesa.

Si riporta a seguire il contenuto di una lettera di Emanuela Marinelli -professoressa sindonologa – e del professor Livio Zerbini – docente di storia romana all’Università di Ferrara – pubblicata sul numero di Focus di settembre 2017 in risposta ad un articolo sulla Sindone pubblicato qualche tempo prima dalla medesima rivista.

“Le obiezioni che vengono mosse all’autenticità della Sindone si basano soprattutto sulla datazione radiocarbonica eseguita nel 1988 che collocava l’origine del tessuto fra il 1260 e il 1390 d.c. Il frammento prelevato per la datazione proveniva però da un area marginale, non rappresentativa dell’intero tessuto. Per di più le sostanze con cui il lenzuolo è venuto a contatto nei secoli possono aver influenzato il risultato. E, per finire, anche i rammendi subiti nel corso dei secoli hanno alterato la quantità di radiocarbonio presente nel tessuto. Molte altre ricerche avvalorano invece l’autenticità della Sindone : oltre la presenza di pollini del Medio Oriente, di aloe e mirra, di aragonite simile a quella delle Grotte di Gerusalemme, il sangue umano testimonia un contatto del cadavere con il lenzuolo per 36- 40 ore. Non ci sono tracce di putrefazione. Gli scienziati sono però incuriositi soprattutto dalla presenza dell’immagine umana ,causata da una disidratazione e ossidazione estremamente superficiale della cellulosa dei fili di lino. Solo con un laser ad eccimeri, che emette una radiazione ultravioletta ad alta intensità presso il Centro di ricerche Enea di Frascati (Roma) è stato possibile riprodurre le caratteristiche dell’immagine (su un piccolissimo frammento). Come ha potuto il cadavere lasciare questa impronta sul telo?”.

La chiesa di San Giovanni Battista in Induno Olona è aperta tutti i giorni e si trova in Piazza Giovanni XXIII° – Rimane chiusa solo per la pausa pranzo e dopo le 19.30.

(contributo del lettore Emafol)

 

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Pubblicato il 21 Maggio 2018
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