L’incredibile storia di Curon
Marco Balzano ha presentato il suo ultimo libro, Resto qui. Un romanzo di resistenza con protagonista Trina sullo sfondo di un pezzo fondamentale della storia d'Italia e dell'Alto Adige
“Nel 2018 se ti metti a fare la fatica di scrivere non puoi fare intrattenimento. Quella è la peste del nostro tempo”.
Marco Balzano arriva alla libreria Ubik di Varese per raccontare il suo ultimo libro, Resto qui, Einaudi. Intervistato da Nicoletta Matricardi ha incantato un pubblico numerosissimo, che ancora una volta ha riempito la sala incontri e ogni spazio libero per ascoltare il giovane scrittore milanese di origine pugliese.
“Resto qui è un romanzo di resistenza. Di una donna, una madre che punta i piedi e si oppone. Racconto le vicende personali di una famiglia e una piccola comunità che si intrecciano alla storia di un territorio dimenticato. Curon è noto per quel campanile che svetta sopra un lago artificiale dopo che il paese viene sommerso dall’acqua a seguito della diga costruita nel secondo dopoguerra.
Non potevo scrivere solo della distruzione di quel paese. L’Alto Adige è un luogo di cui si parla poco, non sappiamo quasi niente, così come del Friuli, della Val d’Aosta. Invece è interessante osservare che alcune cose successe lì sono fondamentali per conoscere l’Italia”.
Quello spicchio di terra, in una valle chiusa che confina con la Svizzera e l’Austria, conosce un fenomeno unico in tutta Europa perché “il fascismo nel 1921 nasce lì, con la marcia su Bolzano. Il regime vieta subito di parlare la loro lingua e così nascono le maestre partigiane. In quella valle dell’Alto Adige, a Curon, si susseguono Mussolini e Hitler. Il fuhrer era un mito e la gente quando arriva lui festeggia perché restituisce il lavoro e la lingua. In più interrompe la costruzione della diga. Dopo la guerra arriva la democrazia e De Gasperi e saranno loro a sommergere i paesi.
La protagonista, Trina, è una donna che racconta tutto questo periodo. Lei e il marito si oppongono. Lei protesta usando le parole, anche quando sa che queste non cambieranno le cose”.
Resto qui mescola la storia delle fatiche umane fatte di lavoro, ingiustizia, paure, profondo dolore per una figlia che lascia la propria famiglia, con quella del contesto storico.
“Un luogo devastato – racconta Balzano – dove i figli erano più ignoranti dei genitori. Hanno combattuto con i tedeschi nella prima guerra mondiale per ritrovarsi poi italiani. Vengono traditi in continuazione e spossessati di ogni loro identità, dalla lingua alle tradizioni fino alle case. L’incarognimento è figlio di quella cosa lì. Se andiamo a Berlino scopriamo che i tedeschi fanno i conti con la loro storia. Da noi in Italia no. Facciamo finta di niente”.
Dopo tre libri che parlavano di questioni generazionali, migrazioni, dialettica tra nord e sud, questo quarto romanzo è diverso dagli altri. “Uno scrittore deve trovare le storie da raccontare. Stavolta posso dire che è la storia che mi ha cercato. Ho capito che quel campanile così dimenticato e diventato solo il luogo dei selfie, portava con sé tanti elementi che andavano riscoperti. La gente di quella valle aveva paura anche perché per quattro volte avevano tentato di allagarli. Alla fine ci riesce la Montecatini senza che loro nemmeno capiscano perché gli parlavano in italiano e loro non capivano. È una metafora incredibile di cosa succede ogni volta che noi demandiamo il dovere di presidiare, diamo i diritti per scontati e non svolgiamo il compito di partecipazione civile succede quello è successo qui. L’acqua sale e ci sommerge”.
Il calore del pubblico e le domande di Nicoletta hanno portato l’autore a raccontare anche il suo percorso personale e di formazione. Balzano ha vinto il Premio Campiello nel 2015 con il romanzo L’ultimo arrivato per Sellerio. Quest’anno è in lizza per il Premio Strega.
Per acquistare il libro.
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