Nomine dei ministri, tutte le volte che il Quirinale ha detto di no
Da Pertini a Napolitano, da Ciampi a Scalfaro non mancano i precedenti in cui un Presidente della Repubblica ha detto di no alla nomina di un ministro
Non è la prima volta che il Presidente della Repubblica ha detto di no ad un ministro. Quello che è successo tra Sergio Mattarella e Paolo Savona al Ministero dell’Economia è infatti successo altre 4 volte nella storia della Repubblica Italiana.
La prima volta successe nel 1979 quando Sandro Pertini disse di no a Cossiga sulla nomina di Darida al ministero della difesa. Poi accadde nel 1994, quando al Quirinale c’era Oscar Luigi Scalfaro. Silvio Berlusconi, il leader di Forza Italia, indicò il suo avvocato, Cesare Previti, per il ministero di Grazia e Giustizia. Tentò ma non ci riuscì perché Scalfaro si mise di traverso e lo dirottò alla Difesa, mentre Guardasigilli divenne Alfredo Biondi.
Sempre Silvio Berlusconi si trovò davanti un altro no quando propose Roberto Maroni per il ministero della Giustizia. Era il 2001 e Presidente della Repubblica era Carlo Azeglio Ciampi. Quella volta la Lega -che indicò il nome- cambiò idea e all’economia andò Castelli mentre Maroni fu nominato per il ministero del lavoro. Anche il suo successore, Giorgio Napolitano, disse un no. Nel 2014 Matteo Renzi propose il procuratore di Reggio Calabria Nicola Gratteri per il ministero della Giustizia, ma Napolitano si oppose perché la sua nomina avrebbe contraddetto la regola (non scritta) secondo cui un magistrato in servizio non può assumere l’incarico di ministro della Giustizia.
In tutti questi precedenti si trovò sempre una mediazione tra le richieste di partiti e politici e i paletti del Colle. Non c’è mai stato un premier incaricato che ha rimesso il mandato in questa situazione e proprio per questo ciò che sta accadendo in queste ore in Italia è considerato uno scontro istituzionale senza precedenti.
Com’è possibile?
E’ l’articolo 92 della costituzione italiana a sancire questa possibilità. Nell’articolo si legge:
Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei Ministri e, su proposta di questo, i Ministri.
Secondo i padri costituenti spetta quindi al Colle vagliare i nomi proposti dal premier incaricato e valutare se il loro profilo è accettabile o no. In questo, come ha ricordato nel suo discorso di domenica 27 maggio Sergio Mattarella «il Presidente della Repubblica svolge un ruolo di garanzia che non ha mai subito né può subire imposizioni».
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