Sede negli Usa e affari in Italia, la finanza scopre 500 mila euro di Iva evasa
Le Fiamme Gialle sono risalite ad una società attiva nella compravendita di spazi pubblicitari per aziende con il metodo del cambio merci, partendo da un controllo ad un suv
Aprono il baule di un suv per un controllo e trovano documentazione di una società che opera in Italia ma che ha sede in Delaware (Stato federato degli Usa). Una pattuglia della compagnia di Saronno ha intercettato un suv di grossa cilindrata all’uscita dell’autostrada.
Esaminando il carteggio acquisito, i militari hanno riscontrato che parte dei documenti riguardava una società estera che forniva attività di consulenza strategica, finanziaria e di marketing.
Grazie anche al patrimonio informativo delle banche dati in uso al Corpo e all’esecuzione di mirate attività investigative – è stato possibile appurare che la società statunitense era solo virtualmente residente all’estero ma, in realtà, aveva gli uffici di direzione effettiva in Italia, in una zona centrale di Milano ed un’unità secondaria nella provincia di Varese, luoghi in cui venivano assunte le decisioni chiave di natura commerciale, gestionale e finanziaria per fare impresa sul territorio nazionale.
La ricostruzione della posizione fiscale ha permesso di accertare un ammontare di operazioni non dichiarate al fisco italiano di oltre 2.000.000 di euro e una corrispondente IVA evasa di circa 500.000 euro. Tre i soggetti denunciati all’Autorità Giudiziaria.
L’impresa svolgeva attività di consulenza strategica, finanziaria e di marketing, attraverso operazioni di bartering, consistenti nell’acquisizione di spazi pubblicitari da note emittenti televisive il cui pagamento, a cura delle committenti imprese nazionali, veniva eseguito in parte facendo ricorso ai normali canali bancari ed in parte in natura con il baratto della merce pubblicizzata.
Sulla base di tutti gli elementi raccolti, le operazioni commerciali poste in essere dalla società sull’intero territorio dovranno quindi essere tassate in Italia e assoggettate anche all’imposta sul valore aggiunto, posto che tutte le prestazioni pubblicitarie sono state rese ad operatori nazionali sul territorio domestico.
Tale intervento si inserisce in una più ampia strategia del Corpo finalizzata a contrastare gli effetti negativi dell’evasione fiscale internazionale che danneggia gravemente le finanze dello Stato, altera la leale concorrenza fra aziende ed impedisce l’equa ripartizione del carico fiscale tra cittadini ed imprese.
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