Il sentiero delle Pizzelle

La gita con Teresio Colombo in uno dei luoghi lambiti dall'incendio

Avarie

Il giorno 6 maggio alle ore 9.00 ci troviamo al piazzale Pogliaghi del Sacro Monte, per salire lungo il sentiero delle Pizzelle. Il tempo è variabile.

Appena iniziato il sentiero ci imbattiamo in un Vincetossico comune, Vincetoxicum hirundinaria Medik. Questa pianta presenta fiori la cui corolla ha 5 petali colore bianco crema; essa purtroppo è ospite di un fungo che causa la ruggine sulla corteccia dei pini a due aghi, come il Pino silvestre.

Arrivati sul primo prato – dove spesso d’estate si trovano persone a prendere il sole – incontriamo la Biscutella montanina, Biscutella laevigata L. Il genere Biscutella è stato assegnato da Carlo Linneo, il grande naturalista svedese, per la forma del frutto: una siliquetta piatta a doppio scudo. Vicino alla Biscutella è presente il Citiso peloso, Cytisus hirsutus L. ,dalle foglie composte, trifogliate, picciolate; il fiore ha il calice e il vessillo, cioè il petalo superiore, villosi; spesso quest’ultimo è macchiato di bruno o di rosso vinoso.

Purtroppo scorgiamo con grande dispiacere che l’incendio partito dalla Rasa, nel mese di ottobre 2017, ha danneggiato anche l’area boscata delle Pizzelle. Dopo aver interessato la località Costabella, l’incendio è salito verso le Pizzelle, danneggiando soprattutto molti arbusti, quali il ginepro e il prugnolo molto diffusi in quell’area. Tra le rocce sono presenti le Vedovelle: da una parte la Vedovella celeste, Globularia cordifolia L. con le foglie obovate o spatolate, dall’apice arrotondato con piccolo mucrone o piccola punta, scapo senza foglie. Nelle vicinanze si trova anche la Vedovella Alpina, Globularia nudicaulis L. con lo scapo senza foglie, mentre le foglie basali sono lanceolate, lunghe, senza mucrone.

Nel sottobosco non bruciato incontriamo un folto gruppo di piante di caglio odoroso Galium odoratum (L) Scop. Questa specie di caglio possiede un’infiorescenza corimbosa composta i cui fiori, pur partendo da diversi punti d’inserzione, finiscono tutti a una stessa altezza. I fiori presentano quattro petali bianchi profumati. Il nome del genere Galium deriva dal greco “gàla” cioè latte: alcune piante di questo genere venivano utilizzate per fare cagliare il latte nella lavorazione del formaggio.

Arriviamo infine in una zona con roccia affiorante che si presenta a strati. Per capire cos’è questa formazione litostratigrafica bisogna tornare indietro all’inizio dell’epoca geologica chiamata Carnico: a seguito del momentaneo ritiro del mare, alcune aree emersero, mentre altre furono ricoperte da un sottile strato di acqua o lagune; di conseguenza si depositarono le colorate Marne del Pizzella contenenti argilla e carbonato di calcio. Questa roccia deriva da sedimenti fangosi di origine prevalentemente marina, ma anche dal dilavamento di aree continentali presenti

attorno alle lagune. Le rocce vanno dal colore grigio al verde e al rosso vinaccia per i litotipi più marmosi, dal bianco rosato al giallastro per i litotipi più dolomitici.

Questa formazione rocciosa, che si sbriciola facilmente con l’erosione dovuta alle acque meteoriche e al ghiaccio, forma un terreno del tutto particolare che, intercalandosi con la roccia affiorante, determina la vegetazione di molte specie floristiche. La stessa esposizione al sole aumenta ancora di più questa diversità ecosistemica.

In mezzo alle rocce vegeta l’Asparago selvatico, Asparagus tenuifolius Lam. I turioni sono eduli e quando spuntano le foglie, esse si annunciano con timidezza per poi mostrare successivamente tutta la loro notevole leggerezza e sottigliezza tanto da meritarsi il nome della specie tenuifolius o foglia tenue. Il fiore ha 6 tepali biancastri con striature verdi. In quell’area boscata sono abbondanti i Sigilli di Salomone comune, Polygonatum odoratum (Mill.) Druce., dai fiori profumati.

Arrivati al bivio per Fontana rossa e Castello Cabiaglio, torniamo indietro dopo aver cercato invano l’orchidea Dactylorhiza maculata: forse la stagione è un po’ in ritardo per la sua fioritura.

Ritornando indietro per altro sentiero, più a monte, incontriamo dei prati ormai abbandonati dove troviamo la Genziana di Koch Genziana kochiana E.P. Perrier – Songeon, che in genere cresce sul suolo siliceo mentre, pur vivendo in questo caso in un’area povera di sostanza organica e minerale, riesce comunque a vegetare e anche bene. Sullo stesso prato vegeta anche l’Orchide Maschia, Orchis mascula L.. Questa orchidea ha i fiori colore porpora-viola. Il labello trilobo ha la base biancastra e punteggiata di viola più scuro. Il fusto presenta della punteggiature violacee alla base per poi diventare rosso vinoso all’apice. Proseguendo il sentiero incontriamo vicino a un acquedotto l’Orchide screziata, Orchis tridentata Scop., con infiorescenza densa di fiori bianchi punteggiati e rigati di viola o fiori rosa sfumato, punteggiati e rigati dello stesso colore più scuro.

Nello stesso prato si mette in mostra una Cefalantera maggiore, Cephalanthera longifolia (L) Fritsch. Questa orchidea possiede una infiorescenza composta da molti fiori che difficilmente si aprono in modo completo. Il labello, sempre bianco, nella parte superiore ha una macchia arancione.

Dopo quest’osservazione concludiamo soddisfatti la nostra passeggiata.

Le foto scattate all’orchidea screziata e alla Cefalantera non sono perfette, poiché nell’evitare di schiacciare le altre orchidee, abbiamo fotografato in posizione disagevole. Nelle prossime uscite ci saranno altre possibilità di fotografarle.

Giovanni Pinesso

Foto fatte dal gruppo.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 06 Maggio 2018
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