Il “villaggio Alzheimer”, un paese dentro al paese
Le persone con malattia degenerativa vivono in un ambiente che vuole preservare una vita normale, a contatto con la comunità. Dopo l'addio a Cardano al Campo, ora il progetto approda nella vicina Casorate
Un villaggio dentro al paese. O a fianco, se si preferisce. Dove le persone ammalate di Alzheimer vivono in un ambiente che è “protetto”, ma che cerca di preservare una vita normale, senza sradicare gli ospiti dalla comunità circostante. È l’idea dei “villaggi Alzheimer”, nata nel Nord Europa, sbarcata in Italia da poco (a febbraio l’inaugurazione del primo esempio, a Monza) e proposta anche nel Varesotto dalla Fondazione Melo Onlus.
Ne avevamo parlato già lo scorso anno: il progetto inizialmente era stato avviato a Cardano al Campo, ma a distanza di qualche tempo si “trasferisce” nel paese accanto, Casorate Sempione. Nel giorno della prima presentazione il sindaco Dimitri Cassani schiva ogni possibile attrito con i vicini («Non so per quali ragioni non si sia concretizzato a Cardano») e si concentra invece sulla procedura urbanistica, che invece già ha suscitato qualche polemica “interna”, con le opposizioni.
La nascita del villaggio Alzheimer “Rosa dei venti” è anche una operazione urbanistica ed edilizia, infatti, con tutta la trafila richiesta. Il terreno individuato è un’area di 14mila metri quadri in zona già abitata (tra via Isonzo, via Fratelli Bandiera e via San Rocco) ai margini del paese, già individuata come Piano di Lottizzazione. Niente semplici villette, come sarebbe potuto essere prima della crisi dell’edilizia, ma un villaggio composto da una mezza dozzina di casette (per sessanta ospiti in totale) e da una “piazza” su cui affacciano negozi, spazi comuni, un salone utilizzabile anche per le esigenze del paese.
Dal punto di vista urbanistico da funzione semplicemente residenziale, a residenziale misto con socio sanitario e terziario. E il primo passaggio “pubblico”, mercoledì sera in una commissione consigliare, è stato proprio questa modifica (che il Comune ha fatto valutare ad un tecnico: su questo si è aperta la polemica con l’opposizione). A presentarlo il dottor Marco Predazzi del Melo e l’architetto Alessandra Variani che ha studiato il progetto.
«Ci hanno esposto la loro idea, a noi ha colpito innanzitutto per la valenza sociale, inclusiva della comunità» spiega il sindaco Dimitri Cassani. «Inoltre va a urbanizzare una zona che non potremmo urbanizzare con le nostre risorse. Come impianto architettonico è una tipologia residenziale, di impronta apprezzabile. Mi ha colpito la “porosità della struttura”, aperta all’interazione con la popolazione. Realizzerebbero infatti anche strutture aperte a tutti i residenti: alcuni spazi commerciali all’interno (bar, pasticceria, negozio), una piazza coperta, un giardino, una palestra, una sala polifunzionale che viene data in utilizzo anche alla cittadinanza».
Come detto, quello di mercoledì 2 maggio è stato il primo passaggio dell’iter urbanistico. «Sarà mia premura organizzare una assemblea pubblica per spiegare il valore di questa struttura» conclude il sindaco. «È un valore, non una negatività, per il nostro paese».
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