Borri, rotonda e Coop: le posizioni (diverse) di Busto Grande e Fratelli d’Italia

Per la lista civica è il momento di pretendere dalla Coop la restituzione dell'ex-calzaturificio alla città restaurato a regola d'arte, per Fratelli d'Italia serve rivoltarsi contro la rotonda

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Busto Grande e Fratelli d’Italia dicono la loro sull’ormai prossima realizzazione della tanto vituperata rotonda sul viale Duca d’Aosta. Se per il rappresentante di Busto Grande ora è tempo di concentrarsi sull’ex-calzaturificio Borri, che la Coop deve risistemare e restituire alla città, per Fratelli d’Italia e il suo coordinatore cittadino Francesco Lattuada c’è ancora spazio per far sentire il no della città allo scempio di un viale che – dicono – è invidiato da tutti.

Ecco come vede la situazione Matteo Sabba di Busto Grande

I protagonisti della maggioranza, nonostante tra le righe (o privatamente) appaiono convinti che l’affaire COOP-ROTONDA sia una porcata, si dimostrano totalmente arrendevoli e impotenti come un inesperto mozzo durante la tempesta, che più che prendere secchiate d’acqua non può…

La minoranza sia comunale che extra comunale continuano a rincorrere obiettivi che definire vacui, sembra troppo generoso: mi chiedo che senso abbia parlare oggi di rotonda e di una dozzina di tigli (poveri loro, oltre ad essere sfrattati si ritrovano anche un’avvocatura d’ufficio decisamente marziana), quando sul viale è ormai a tutti gli effetti presente quell’orrido casermone costruito da Alfano Costruzioni per conto di COOP Lombardia e del suo Presidente Ferré.

La rotonda, nonostante l’assessore titolare lo abbia negato, forse facendo confusione, è chiaramente conseguenziale alla scelta della scorsa giunta comunale di fare costruire un supermercato di 2500mq, nel caso sarebbe stato, probabilmente, irresponsabile non valutare una importante variazione viabilistica di questo genere.

Quindi riportiamo il problema nella giusta direzione: il problema è la COOP e la scelta di “qualcuno” di posizionarla là. La minoranza lo dimentica perchè la scritta Coop è in rosso come se bastasse il colore a dimostrare l’appartenenza ad un mondo ideologico …

Definito il problema si deve analizzare cosa si può fare di concreto oggi che quel brutto edificio grigio cemento è eretto: si deve, purtroppo salvare il salvabile. Quindi il comune e il Sindaco deve garantire che:
– il muro di divisione tra il supermercato e il borri venga ritirato su con le stesse medesime caratteristiche che aveva prima;
– la “portineria” venga ripristinata totalmente!
– i lavori di miglioria del Borri elemosinati dall’amministrazione precedente a coop vengano svolti nella maniera migliore.

In queste semplici richieste ruolo importante deve avere la velocità di esecuzione: il muro di divisione appena sgomberata l’area di cantiere concessa al costruttore (spero pagando il giusto) e la portineria prima che subito e con soldi non pubblici (e soprattutto senza intaccare gli oneri), dato che è crollata magicamente dopo 126 anni e casualmente durante i lavori per la costruzione del supermercato…sarà in qualche modo responsabile chi in quell’area sta operando?

L’unica strada politicamente da seguire è quella di poter finalmente restituire ai cittadini l’area borri e quindi evitare che diventi il giardinetto del supermercato. Perchè l’ipotesi che la strategia della COOP sia quella di crearsi un bellissimo ingresso sfruttando una proprietà dei cittadini non sembra proprio campata per aria e magari nel futuro allargarsi per la fame di parcheggi.

Di seguito, invece, la posizione di Fratelli d’Italia

Il vecchio fiore all’occhiello della nostra Busto, ancora magnifico nella sua decadenza, non è stato risparmiato dal peggior mercimonio, irrispettoso e meschino, tant’è che adesso, un po’ come se fosse l’avventura di una notte, la città abbandona senza troppe cerimonie quella che pareva essere una profonda ed intima intesa con uno dei monumenti alla nostra storia, rivelandosi invece quale infima operazione di marketing interessato.
Di quei momenti, non rimangono che accuse, recriminazioni e un bruttissimo cubo di cemento degno della miglior Stalingrado, scarno e freddo nel suo innegabile brutalismo, affiancato da splendidi edifici storici.
Ciononostante, non paghi, abbiamo scelto anche di ridurre il nostro verde e violentare ulteriormente un territorio già martoriato dalla malta da costruzione e dallo sciacallaggio di amministrazioni senza scrupoli, rinunciando ad alberi piantati dai nostri nonni bambini, in memoria dei loro cari che caddero sui sacri confini della Patria.
Chi non ha memoria non ha futuro, questa è Busto Arsizio nel 2018.
È inutile piangere sul latte versato e ancora più inutile è farlo sui funambolici movimenti di una consigliatura a fine mandato: abbiamo già fatto il danno, evitiamo di aggravarlo ulteriormente!
Siamo tutti colpevoli, sia chi ha agito, sia chi ha taciuto; tentiamo almeno di non distruggere una viabilità che ci invidiano in tutta la provincia, né tantomeno eliminare quei legni che hanno visto la gloria e la caduta di un regime, la nascita e il consolidamento di una democrazia, la vita di tutti noi.
Auspichiamo che questo ennesimo appello, sincero ed appassionato, smuova i cuori di chi si opera per il bene della nostra bella Busto.
Ognuno di noi ha il dovere di dire di no, soprattutto davanti a progetti approvati, gestiti e difesi in maniera grossolana.
Noi, convintamente e serenamente, diciamo NO a questo scempio; gli altri si nasconderanno ancora dietro logiche di sudditanza ed obbedienza al dio denaro o sapranno reagire per la Nostra Città?

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 21 Giugno 2018
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