Giulia, la tirocinante che con una lettera “conquista” la banca
A 24 anni ha convinto la Bcc di Busto Garolfo a pagare una borsa di studio per quattro giovani laureati che potranno così coprire le spese dei 18 mesi che li separano dal concorso di Stato
«Buongiorno, sono Giulia, ho 24 anni e sto facendo il tirocinio».
È una ragazza minuta, ma possiede una forza da spostare le montagne, difatti quasi non batte ciglio quando il presidente del tribunale di Varese, sotto lo sguardo severo della Giustizia raffigurata nell’affresco della sala delle udienze preliminari, le chiede di prendere la parola.
E lei racconta di come ha convinto una banca.
Con una lettera ha conquistato la BCC, convincendo l’istituto di credito a pagare i tirocini e coprire le spese dei 18 mesi che separano i tirocinanti dal concorso di Stato: si tratta di un percorso a cui possono accedere i laureati con ottimi voti in giurisprudenza e che consente di accedere all’esame di abilitazione alla professione: si diventa magistrati ordinari.
Per coprire questi costi – al massimo 400 euro al mese – lo Stato erogò 5 milioni di euro, quest’anno andati completamente esauriti. Che fare?
Giulia si è messa a studiare le leggi, ha preso carta e penna e con l’aiuto del giudice Orazio Muscato – suo “tutor” – ha scritto una lettera a diversi istituti di credito. La BCC di Busto Garolfo ha risposto, sono incominciati i contatti e oggi è avvenuta la consegna degli assegni a copertura dei costi.
Da questa esperienza, che c’è da augurarsi vada a buon fine (il presidente del Tribunale Vito Piglionica già la vede in forza a Palazzo di Giustizia tra qualche anno, ma dipenderà naturalmente dal concorso statale) emergono tra l’altro vizi e virtù di un sistema tutto italiano: uno Stato che non accompagna fino in fondo la sua meglio gioventù, e questi ragazzi che potrebbero piangersi addosso, fare i “cervelli in fuga” o rivolgersi a professioni più remunerative specialmente nella fase successiva agli studi, stringono invece i denti e rilanciano.
Sentite cosa scrive Giulia nella sua lettera: «Come sicuramente avrete già intuito sono una ragazza che si sta facendo portavoce non solo di un suo interesse proprio bensì anche quello dei miei colleghi, in quanto sono io stessa la prima a comprendere le difficoltà economiche a cui oggi si va incontro». Ancora: «Durante gli anni universitari ho svolto un’attività lavorativa nel weekend poiché ho sempre voluto raggiungere una mia minima indipendenza economica senza voler gravare sui genitori. In aggiunta penso che svolgere un’attività lavorativa aiuti chiunque ad apprezzare il valore anche di un singolo euro poiché frutto di lavoro proprio e di sacrifici».
Altruismo. Indipendenza economica. Sacrificio.
Quando Roberto Scazzosi, presidente della Banca di credito cooperativo di Busto Garolfo e Buguggiate si è visto recapitare la lettera sul suo tavolo non ha avuto dubbi: «Questi ragazzi vanno aiutati».
La somma che la banca ha destinato corrisponde a quattro borse di studio di 2400 euro ciascuna, per un valore complessivo di 9.600 euro.
«Una collaborazione per noi significativa perché riguarda almeno tre fattori cari alla nostra realtà: sostegno ai giovani, al territorio e al principio di sussidiarietà» ha spiegato Scazzosi.
Soddisfatti i giudici: «Il tribunale ha bisogno di linfa vitale, di energie fresche, di ragazzi seri e preparati per ambire a ricoprire ruoli importanti. BCC ha dimostrato una sensibilità unica sul territorio», ha ricordato Orazio Muscato presidente vicario del Tribunale e presidente della sezione penale del Tribunale di Varese.
I tirocinanti infatti da mesi si vedono “a latere” dei giudici monocratici o collegiali, durante i processi. Nel corso delle udienze sfogliano i codici e assistono agli interrogatori, proprio come facevano gli aspiranti medici durante la Lezione di anatomia del dottor Tulp, memorabile dipinto di Rembrant: con la stessa costanza studiano, analizzano, e giudicano i fatti della vita che passano loro davanti.
Oltre a Giulia Brugnerotto, i loro nomi sono: Beatrice Stefani, Dario Torricelli e Giulia Ceruti.
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