Gli ex dipendenti della Quiete scrivono al sindaco
La lettera è stata depositata e protocollata dal consigliere della Lega Marco Pinti, che l'ha ricevuta dai dipendenti, insieme alla mozione che aveva preannunciato qualche giorno fa
Era diretta al sindaco, ma è stata protocollata dal consigliere di opposizione Marco Pinti – che ha contestualmente depositato la mozione preannunciata qualche giorno fa – la lettera che gli ex dipendenti della quiete hanno rivolto a Davide Galimberti, affinchè non lasci cadere nel diemnticatoio la centralissima clinica ora all’asta in tribunale, dopo il suo fallimento.
Più precisamente si tratta di una lettera degli ex dipendenti della struttura che prima dello sfratto occuparono la clinica per 5 mesi, continuando a prestare servizio, pur di dimostrare quanto la struttura fosse una risorsa preziosa per la città. «Stiamo perdendo qualcosa in questa città. Qualcosa di grande, di storico, di vitale» si legge nel testo, indirizzato a Sindaco e consiglieri.
E ancora: «La politica di questa città ha dimostrato di non avere le risposte. Chiusi i cancelli senza appello, il faro si è spento. Velocemente ed inesorabilmente il nostro dramma è stato macinato e (quasi) dimenticato»
Non manca poi il riferimento a come: «… nella nostra città, con “la Quiete” sono entrati a più riprese personaggi inquietanti. A più riprese».
Seguito dall’appello a «Non abbandonare noi e “la Quiete”. Perché se perdiamo questa battaglia, se non la combattiamo sul serio e lasciamo che cada nell’oblio, forse è veramente il caso di cominciare a chiedersi se la politica di questa città sia qualcosa che riguarda i parcheggi blu, i mezzi spazzaneve e le solite polemiche da social, o se invece la classe politica di questa città possa e debba ambire a obiettivi più alti, a valori più trasversali».
DEPOSITATA LA MOZIONE DEL CONSIGLIERE PINTI SULLA QUIETE
La lettera è stata depositata e protocollata dal consigliere della Lega Marco Pinti, che l’ha ricevuta dai dipendenti, insieme alla mozione che aveva preannunciato qualche giorno fa. Se approvata, la mozione impegnerà l’amministrazione di Varese a seguire più da vicino la sorte dell’immobile sequestrato nel maggio 2017.
«In primis la manutenzione – spiega Pinti giustificando i punti della mozione – Con il passare del tempo è inevitabile che la struttura si logori, per questo nella mozione chiedo al Comune di monitorare e collaborare con il Tribunale affinchè siano garantiti tutti i lavori necessari, anche mettendo a disposizione risorse e personale di Palazzo Estense».
La seconda questione, più tecnica, riguarda la destinazione d’uso dell’area: «Chiederò al Consiglio di votare che l’area rimanga dedicata a servizi di ambito sanitario – prosegue l’esponente del Carroccio – Questo non solo per sgombrare il campo da qualsiasi eventuale tentazione di speculazione edilizia, ma soprattutto per ribadire la necessità di avere una struttura sanitaria in città che possa decongestionare gli ospedali. La recente riforma della sanità di Regione Lombardia va in questo senso».
L’ultima parte della mozione è quella più spinosa, relativa alla mancata aggiudicazione dell’immobile dopo le aste giudiziarie che si sono succedute fin qui. «Nel testo del documento evidenzio come i valori dell’asta prevista per il prossimo 18 Luglio siano esattamente gli stessi di quella andata deserta nel marzo scorso. Capisco la necessità del curatore di tutelare i creditori come prevede il Codice Civile, ma nel rispetto dell’autonomia di tutti chiedo al Comune di battere un colpo».
Nel dispositivo della mozione infatti il Consiglio Comunale impegna il Sindaco e la Giunta “A sensibilizzare mediante una lettera il Tribunale e il Curatore affinchè, nel pieno rispetto dei ruoli di ciascuno, siano presi in considerazione nella determinazione dei parametri d’asta non solo i legittimi interessi dei privati coinvolti, ma anche l’opportunità e l’urgenza di riconnettere l’edificio al tessuto socio-assistenziale della città”.
«Il mio timore – precisa Pinti – E’ quello di avere un nuovo caso Villa Castiglioni che da elemento di pregio per la città di Induno si sta configurando con il suo abbandono come un ricettacolo di disagio e degrado. Sulla Quiete è ora che la politica torni a far sentire la sua voce affinchè una struttura così preziosa sia presto riconsegnata ai cittadini. Altrimenti corriamo il rischio di perderla per sempre».
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