Le rane e le chiese protagoniste fino a Carrion 

Ventisei chilometri con scenari che si ripetono e a cui si aggiungono monumenti e storie che hanno fatto grande il Cammino 

Il Cammino di Santiago fino a Carrion

Le previsioni del tempo sono state precise e con loro anche l’indicazione dell’hospitalero. “En la tarde llega la tormenta”, ovvero nel pomeriggio viene giù il finimondo. E così è andata.

All’improvviso si è levato un vento fortissimo con nubi scure e cariche di elettricità. Uno spettacolo per noi, visto che tanto ormai di muovere i passi se ne sarebbe parlato dopo tante ore.  Un bel temporale e già verso le nove della sera era tutto passato.

Si parte di nuovo presto perché ci sono da percorrere 26 chilometri per arrivare a Carrion de Los Condes.  Una tappa di trasferimento anche abbastanza noiosa se non fosse stato per la variante che almeno mi ha permesso di camminare per un tratto bello lungo all’ombra degli alberi sul ciglio del fiume.

Da Boadilla si arriva velocemente a Fromista passando sull’argine del canale Castilla. Esiste da tempo un progetto per la navigabilità delle mesetas. Intanto fanno festa gli anfibi con le rane che stamattina all’alba hanno tenuto un concerto speciale.

Per la prima volta è stato necessario usare un repellente. È curioso ma lungo il cammino non ci sono zanzare. Oggi invece hanno fatto la loro comparsa, ma era davvero il loro habitat ideale.

Da Fromista si arriva in pochi minuti a Población de Campos e all’uscita del paese di può scegliere una variante che si è rivelata migliore del percorso tradizionale che corre parallelo alla strada molto transitata. Ultimo paese incontrato Villacalzar de Sirga con la sua splendida chiesa Santa Maria la Blanca. Da qui ci sono solo cinque chilometri e si raggiunge Carrion de Los Condes.

Il paesino (poco più di duemila anime) ha avuto un ruolo importante per il cammino. Carrion è il fiume che scorre di fianco al centro abitato mentre sulla seconda parte del nome ci sono diverse ipotesi, ma la più credibile è quella legata all’attività di Gomez Diaz e sua moglie Teresa conti di Carrion che nel 1077 invitarono i benedettini a vivere nel loro paese. Scelta che diede un forte impulso alle attività a favore dei pellegrini che si recavano a Santiago. Vennero realizzati numerosi ambienti religiosi che fanno di Carrion un centro ben più importante di quanto si potrebbe pensare in base alla sua popolazione.

Per me questa era la decima tappa. In tutto da Saint Jean pied de port ho percorso 246 chilometri. Oltre alla frontiera dalla Francia sui Pirenei, ho già attraversato quattro regioni e tra poco arriverò a Leon. A questo punto del cammino si è preso il ritmo e si capisce anche quale sia la condizione fisica e morale. È vero che ogni giorno può essere una storia a se, ma alcune indicazioni dopo tanto camminare si iniziano ad avere.

Sono piacevolmente stupito di una condizione più che buona. Ero partito con qualche preoccupazione a causa di un paio di problemi a un piede e una spalla. Devo dire grazie a chi mi ha aiutato a curarmi ma soprattutto mi ha spinto a proseguire sul progetto di percorrere tutto il cammino.

È vero che qui, lungo uno dei tratti di strada più famoso nel mondo, ci passano persone da tutti i continenti. Manca l’Africa ma si può ben capire perché.
L’altro giorno un veneto raccontava come suo zio e suo padre non potessero veder camminare con lo zaino le persone. Un’azione che ricordava loro il rientro in Italia dalla Russia al termine della seconda guerra mondiale. Avevano visto le cose più terribili, avevano resistito a condizioni estreme e in più si erano dovuti fare migliaia di chilometri per tornare a casa. La loro ostilità una certa logica ce l’ha eccome.

Domani sarà una tappa simile a quella di oggi, almeno negli scenari e nella lunghezza. Terradillos de los templarios è il punto di arrivo. Una partenza impegnativa con un tratto di strada lungo 17 km tutto senza un filo di ombra prima di arrivare al primo centro abitato.

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Pubblicato il 27 Giugno 2018
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