Legambiente e residenti tornano a protestare per le ville a Crenna
L'intervento in via Nascimbene, in cima alla salita dei tigli, è stato approvato undici anni fa, poi modificato negli ultimi anni. Rimane però la contrarietà di alcuni crennesi e attivisti ambientali
Una mattina di presidio – un po’ movimentata – a Crenna, con la presenza di residenti ed esponenti di Legambiente che sono tornati a far sentire la loro voce per protestare contro la costruzione delle ville in cima a via Nascimbene.
La vicenda è aperta da anni, la mobilitazione contro l’intervento risale in particolare all’ultimo lustro. Da un lato il promotore dell’intervento, dall’altra chi non vuole le edificazioni. In mezzo, il Comune, che diede a suo tempo (2007) le licenze edilizie: una volta acquisiti dai costruttori i diritti edificatori e il permesso di costruire, le amministrazioni comunali recenti – prima Guenzani, poi Cassani – hanno ribadito che non ci sono spazi di trattativa sul diritto a realizzare l’intervento. Che peraltro è stato poi modificato per venire incontro alle richieste (come ricordavano i promotori).
Nella giornata di sabato, in ogni caso, una ventina tra residenti delle case vicine e attivisti di Legambiente sono tornati a ribadire le loro ragioni, la difesa della collina di Crenna come «bene ambientale unico dal punto di vista paesaggistico e di fondamentale importanza per la città», la preoccupazione che l’edificazione sul margine della collina sia solo un anticipo della «concessione di altre autorizzazioni edilizie». I manifestanti hanno incrociato anche gli operai e i titolari dell’impresa, con qualche momento di animato confronto davanti al cancello del cantiere.
«La questione non riguarda soltanto i legittimi diritti e gli interessi dei confinanti, ma quelli di tutta la cittadinanza, che vedrebbe compromesso in maniera irrimediabile un bene ambientale prezioso. Per questo motivi Legambiente è contraria al progetto e sta valutando anche gli aspetti tecnici e procedurali che hanno caratterizzato l’origine del progetto e la concessione delle attuali autorizzazioni». In questo senso, «non ce l’abbiamo con chi ha avuto il permesso» conclude Giorgio Locarno, di Legambiente, «vogliamo invece capire come si è arrivati a dare la possibilità di costruire e di toccare la storica scalinata».
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