Lo scooter sharing funziona, allo Iulm il caso di MiMoto
I tre fondatori di questa azienda di scooter sharing tutta italiana hanno presentato i dati del primo anno di esperienza a Milano. La flotta è già passata da 100 a 250 mezzi
Ospite all’Università IULM, MiMoto, il primo servizio di scooter-sharing elettrico e made in Italy, fa un bilancio a poco più di 7 mesi dalla presentazione dell’app. Può sembrare poco, ma l’idea lanciata da Alessandro Vincenti, Gianluca Iorio, Vittorio Muratore, sotto patrocinio del Comune di Milano, è già cresciuta in modo esponenziale, vantando un aumento della flotta di scooter da 100 a 250 ed espandendo la propria area operativa, che comprende la gran parte del centro più aree strategiche come la zona di Bovisa e, in vista dell’estate, quella dell’Idroscalo.
Un modo di spostarsi veloce, comodo e ad emissioni zero, per ovviare a due grandi problemi: il traffico e l’inquinamento, come sottolinea l’architetto Filippo Sallucci, presente in rappresentanza del Comune ed in particolare dell’assessore Marco Granelli (assessore alla Mobilità e Ambiente), che ricorda anche come, con l’entrata in vigore della Low Emission Zone voluta dal sindaco Sala per gennaio 2019, un’importante fetta degli spostamenti cittadini sarà probabilmente dirottata sul mercato dello sharing, ancora meglio se green-friendly. Persino la ricarica degli scooter è ecosostenibile, il team di MiMoto localizza il veicolo scarico e tramite furgoncini elettrici provvede a cambiare la batteria.
Un modo di fare business intelligente e che viene incontro ai 28 mila variegati (dagli studenti ai liberi professionisti, fino ai pendolari) utenti che ne hanno già usufruito, inviando feedback che aiutano a migliorare progressivamente il servizio e contribuendo a far risparmiare alla Città Metropolitana quasi 20 mila kg di CO2.
I mezzi sono completamente gestibili tramite il proprio telefono, inclusa la loro accensione, nell’ottica di stare al passo con una tecnologia in continua evoluzione. Non mancano inoltre tariffe scontate per studenti universitari, convenzioni con più di 30 aziende e un’attenzione particolare al cliente, il che potrebbe sembrare difficile in un contesto solo digitale. MiMoto infatti non si limita a questo, investe in corsi di guida sicura, educazione al funzionamento pratico della mobilità elettrica, tour turistici e incontri con la community, nei quali si ribadisce l’importanza sociale della “cosa condivisa”.
In vista del futuro, i tre founders non si pongono limiti, e annunciano che entro la fine di dell’anno il servizio sbarcherà in altre 5 città italiane, per poi espandersi all’estero nel 2019, continuando comunque ad implementare la flotta di Milano, che secondo loro può arrivare a 10 mila veicoli, numeri non comuni per un’app di sharing, che si conferma così capillare, economica e attraente per persone di qualunque età: anche se l’utente medio per il 60% ha meno di 34 anni, non mancano infatti le categorie più anziane.
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