In una mappa i luoghi dello spaccio nei boschi
Da una quindicina d'anni il sistema è sorretto da centinaia di giovani provenienti dal nord-Africa e migliaia di clienti in larga parte italiani. Da Lainate a Montegrino Valtravaglia hanno occupato tutti i boschi
Mentre il Consiglio Superiore della Sanità annuncia che la vendita della marijuana light nei 650 grow shop spuntati un po’ in tutta Italia, dovrebbe essere sospesa perchè non si conoscono i reali effetti della sostanza, continuano a proliferare migliaia e migliaia di spacciatori che ogni giorno vendono sostanze stupefacenti di ogni genere a milioni di cittadini italiani, senza alcun controllo su ciò che viene inalato/iniettato da queste persone.
Da Lainate a Montegrino Valtravaglia, la risalita degli spacciatori
Sono moltissimi i luoghi dello spaccio in provincia di Varese. Oltre ai parchi, alle abitazioni private e ai locali notturni (alcuni), ci sono almeno una trentina di piazze di spaccio nei nostri boschi. Li abbiamo censiti attraverso gli articoli che abbiamo scritto negli ultimi dieci anni e abbiamo seguito l’evoluzione di questo fenomeno partito a metà anni duemila ai confini della provincia di Milano (Lainate e Origgio) per risalire fino a Montegrino Valtravaglia, estremo nord della provincia di Varese.
Lo spaccio nei boschi si muove lungo i corridoi ecologici
Gli spacciatori hanno seguito il corridoio ecologico fatto di boschi e campi coltivati che si sviluppa lungo l’asse verticale che da Luino scende fino a Milano da una parte e il Parco del Ticino dall’altra. Quel corridoio serve a garantire alla fauna dei nostri boschi la possibilità di spostarsi senza rischiare continuamente la vita su una delle tantissime strade che attraversano il territorio.
Dai tempi dei primi spacciatori nelle piccole aree boschive a ridosso dell’A8 tra Lainate e Origgio, il fenomeno si è spostato a ovest verso Vanzaghello, Castano Primo e Lonate Pozzolo, e a nord verso il parco del Rugareto e il parco Rto fino a Tradate/Carnago/Locate Varesino, infine nei boschi tra Cantello e la provincia di Como e nell’Alto Varesotto tra Montegrino Valtravaglia, Cadegliano Viconago.
Da dove vengono gli spacciatori nei boschi
Gli spacciatori dei boschi sono quasi tutti tunisini o marocchini e sono giovanissimi. Vengono instradati nell’attività dai parenti che stanno in Italia da anni e che, a loro volta, hanno cominciato dai boschi la loro scalata sociale. Quando hanno raggiunto una certa tranquillità economica i più anziani fanno spazio ai più giovani, continuando a guadagnare percentuali sulle vendite.
Chi sono i clienti dello spaccio nei boschi e quanto costa la droga
I clienti sono tantissimi e quasi tutti italiani. Tra di loro si può trovare il giovane studente, l’impiegato di 30 anni, il vecchio tossico di 50 anni. Ognuno di loro può essere accontentato con piccole cifre. Bastano 10 euro per acquistare hashish e marijuana, poco più (15-20 euro) per una dose di eroina, meno di 30 euro per una di cocaina. Alcuni di questi clienti finiscono per diventare vedette degli stessi spacciatori: per una dose sono pronti a girare con vecchie biciclette nelle strade limitrofe per avvisare dell’arrivo delle forze di polizia e permettere la fuga. Per raggiungerli basta avere un numero di telefono e avviare una conversazione con whatsapp per darsi appuntamento, per sapere cosa offre il menù del giorno e gli orari (in alcune zone funzionano h24) di presenza.
Le inchieste sullo spaccio nei boschi
La pericolosità di queste organizzazioni, che la Procura di Busto Arsizio ha cercato di approfondire con l’indagine Zlata, sta mostrando tutto il suo potenziale con i primi morti ammazzati. Se inizialmente le armi in dotazione erano “solo” coltelli e machete, adesso sono spuntate anche le pistole, usate per regolamenti di conti interni ai vari gruppi che occupano le diverse piazze di spaccio. Si è già registrato un omicidio nei boschi di Locate Varesino, un tentato omicidio a Castellanza segno di un salto di qualità verso una forma di criminalità organizzata sempre più strutturata.
L’anello mancante. Chi fornisce la droga?
Infine ci sono i fornitori. Da dove arriva la droga che inonda i nostri boschi? Due i canali di approvigionamento che sembrano emergere (anche se non c’è stata ancora una vera inchiesta su questo aspetto) sono le organizzazioni albanesi e la ‘ndrangheta calabrese.
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Come ci siamo ridotti, un popolo che ha bisogno di drogarsi costantemente e come abbiamo ridotto il nostro territorio. Che schifo. Qui andrebbe fatta una seria pulizia a tutto campo.
le famose “risorse” che un domani ci pagheranno la pensione…..
è inspiegabile ed assurdo che un fenomeno che si conosce da oltre 10 anni sia potuto cresere e sviluppare così, anzichè venire stroncato sul nascere.