Da Zubiri a Pamplona e l’orgoglio basco
Con la terza tappa si lasciano le montagne e i boschi e si entra nella prima grande città
Gli aspetti del cammino sono tanti e proverò a raccontarli un po’ alla volta.
Uno che mi ha colpito da subito è la valorizzazione dei territori. La tappa di ieri mi ha portato a Zubiri. Non c’è nessuna ragione per fermarsi in questo paesino. Certo, c’è un antico ponte medievale, ma come ce ne saranno a migliaia in metà dei paesi europei. In più non c’è un centro, non una via storica o negozi particolari, se non quello di articoli sportivi. Eppure ogni giorno da qui passano centinaia di persone da tutto il mondo.
Zubiri conquista così, come è giusto che sia, una popolarità pari a quella di ogni altro paese lungo la strada.
Il cammino è anche questo. La scoperta di luoghi “minori”, sconosciuti, ma non meno importanti nell’autonomia di un progetto. Ricordo ancora il mio stupore a Pietrasanta o a San Miniato alto, autentici capolavori di una Toscana talmente tanto ricca di storia e d’arte che uno non la può conoscere tutta.
La Spagna è la stessa cosa con la differenza che il volume delle persone in movimento qui verso Santiago è incredibile.
A Zubiri non ho dormito nel bel hostel municipal scegliendone uno privato nato quest’anno. Ero curioso per averne letto bene e per capire come funziona e perché persone comuni investano in un ostello per venti persone. La risposta è banale e semplice: è la risposta a una domanda reale. Se avessero fatto un bed & breakfast probabilmente non avrebbero lavorato perché troppo caro per i pellegrini e fuori dal loro standard.
Quindici euro li vale tutti anche se devi condividere la camera come è normale che sia in un ostello.
Poi si cena insieme e così ho parlato a lungo con Fumi che arriva da Tokio. Lavorava alla Toyota e in special modo nel reparto promozione della Yaris hibrid, che ironia della sorte è la mia auto.
“Very busy and only business. I left work and now walk to Santiago”. Le fanno male le gambe ed è preoccupata delle montagne, ma non ha problemi di tempo anche perché fa l’insegnante di yoga e suona e così si fermerà per un po’ a vivere in Europa. Fumi scatta foto ad ogni pietanza e cerca di scoprire come siano fatte. È una sorpresa anche per me e non posso aiutarla perché non conosco la traduzione in inglese e non ho voglia di smanettare sullo smartphone per cercare le parole. Lei è divertita e meravigliata di tutto. Poi non ricorda dove abbia dormito ieri perché i nomi per lei sono difficili da memorizzare. Del resto proviamo noi con le città islandesi senza bisogno di arrivare in Giappone.
Insomma Zubiri nel suo piccolo mi ha pure portato in Giappone. Cosa si può volere di più?
“Il cammino è difficile da spiegare – mi racconta una coppia che arriva dalla Catalogna – perché ha troppe emozioni differenti”.
La sveglia oggi è suonata prestissimo perché ci ho preso gusto ad arrivare prima della pausa lunga del pranzo e se per Zubiri il vantaggio era il riposo, a Pamplona è il piacere della visita della città a spingermi ad arrivare presto.
La tappa scorre bene anche perché non ci sono dislivelli impegnativi. Sono 21 chilometri, la prima parte ancora in mezzo alla natura, poi si entra in un’area più urbana. Sul cammino, insieme con i ponti, uno dei protagonisti è il fiume Arga e lungo i suoi argini si sono sviluppati diversi piccoli borghi.
La via è tracciata benissimo ed è impossibile sbagliare. Almeno finora.
Oggi si inizia a sentire il caldo. Fuori dalle zone in ombra il sole batte forte e il cammino si fa più faticoso benché la tappa sia davvero facile. Arrivati ad Arre lo scenario cambia perché si resta sempre in ambiente urbano, anche se è piacevole fino in centro a Pamplona. Si passano Villava, Burlada e si sfiora la periferia della città passando dal quartiere e poi dall’omonimo ponte di Magdalena. Un ingresso da una porta importante, la francese. Del resto da qui siamo solo a una sessantina di chilometri dalla Francia.
Pamplona per buona parte è circondata da spesse e alte mura. Deve la sua fama alla popolare festa di San Fermin quando in alcune vie della città vengono liberati i tori che corrono liberi fino all’arena nella Plaza de toro. Le persone sfidano i poderosi animali in una corsa rischiosa.
La zona dove sorge la cattedrale Santa Maria la Real, oltre ad esser la più antica, conserva ancora un carattere antagonista con molti murales e disegni che contestano la Spagna, il capitalismo e lo status quo. Qui, come in altre città era forte la presenza dell’Eta e l’orgoglio per la cultura Basca si avverte un po’ ovunque e non solo per i cartelli con la doppia lingua. Una richiesta di autonomia che qui costò centinaia di morti.
Il cammino è anche possibilità di ascoltare quello che la storia dei luoghi attraversati ha da raccontarci.
TAG ARTICOLO
La community di VareseNews
Loro ne fanno già parte
Ultimi commenti
Alessandra Toni su Fino al 10 febbraio in 145 farmacie della provincia di Varese è possibile donare un farmaco a chi è in difficoltà
Doride Sandri su Fino al 10 febbraio in 145 farmacie della provincia di Varese è possibile donare un farmaco a chi è in difficoltà
Melchio su Dal confine con Gallarate al centro. Ecco i due grandi cantieri pronti a partire a Busto Arsizio
Coll9e su Settimana della Sicurezza al Falcone di Gallarate: fuori presidi e polemiche "contro la militarizzazione"
lenny54 su Grazie al reparto di Neurochirurgia dell’ospedale di Circolo di Varese
Viacolvento su “Sanità: perché siamo finiti in questo baratro?“
Accedi o registrati per commentare questo articolo.
L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.