Fino al 3 agosto le imprese varesine lavorano solo per lo Stato
L'osservatorio nazionale di Cna ha pubblicato il peso delle tasse sulle piccole imprese di tutti i capoluoghi di provincia. Varese è al 38mo posto con il 59,1%. L'agognato Tax free day prima o poi arriva per tutte

Le imprese italiane hanno per buona parte dell’anno lo Stato come socio occulto. Questa frase, che può sembrare una battuta, con il tempo è diventata una variabile decisiva nella scelta di intraprendere o di non farlo, almeno in Italia. Gli indicatori sulla pressione fiscale continuano a peggiorare e con essi anche la redditività delle imprese, segno che le politiche economiche messe in campo dai vari governi non sono servite a molto. foto da sinistra, Roberta Tajé, Luca Mambretti e Sara Bernasconi
L’ennesima conferma arriva dal rapporto redatto dall’Osservatorio nazionale tax pmi di Cna. Una fotografia impietosa di un’Italia spaccata in due dove la classifica del Total tax rate (Ttr), cioè l’ammontare di tutte le imposte e di tutti i contributi sociali obbligatori che gravano sulle imprese espresso in percentuale sui redditi, oscilla tra gli estremi di Gorizia (53,8%) e Reggio Calabria (73,4%), rispettivamente al primo e all’ultimo posto. Varese si colloca al trentottesimo posto con un Ttr pari al 59,1%.
LA LIBERAZIONE DELL’IMPRENDITORE
Partendo da questa classifica, Cna calcola anche il Tax free day, cioè il momento esatto in cui l’imprenditore si libera dello Stato come socio e inizia a lavorare per le proprie esigenze e quelle della famiglia. Se a Gorizia la liberazione ha il sapore della presa della Bastiglia, cade infatti il 14 luglio, a Reggio Calabria ha il gusto amaro della pastiglia perché arriva oltre due mesi dopo, il 24 settembre.
Per gli imprenditori varesini il giorno fatidico è il 3 agosto, ma con le ferie di mezzo la festa va rimandata di qualche settimana. «Per la precisione 216 giorni di lavoro per pagare i tributi e 149 di libertà» dice Luca Mambretti, presidente di Cna Varese. «Non siamo contro l’introduzione della Flat tax – continua Mambretti – ma bisogna vedere come saranno modulate le aliquote. È chiaro che le vie per migliorare questa situazione sono le solite due: la lotta all’evasione fiscale e il taglio della spesa inefficiente».
IRAP, IRI E IMU
L’analisi dell’Osservatorio di Cna si basa sull’impresa tipo italiana, cioè un laboratorio con un fatturato di 431 mila euro, un impiegato, 4 operai e 50mila euro di reddito. «Questo studio è affidabile – sottolinea il direttore di Cna Roberta Tajé – perché quel profilo di impresa è molto realistico. Si tratta di imprese ad alta intensità di lavoro che con questa pressione fiscale faticano a ragionare in termini di sviluppo e nuove assunzioni».
Cna ha le idee chiare su alcuni provvedimenti che potrebbero rendere meno pesante la situazione per le pmi italiane. Secondo Sara Bernasconi, responsabile dell’area fiscale di Cna si dovrebbe aumentare la franchigia Irap, introdurre la totale deducibilità dell’Imu e accelerare l’adozione dell’Iri (imposta sul reddito di impresa) con un’aliquota del 24%. «Se a tutto questo aggiungiamo l’aumento della soglia dei forfettari a 100 mila euro (oggi il tetto è di 30 mila ndr) – conclude Tajè – allora le piccole imprese potrebbero ritornare a respirare e a investire».
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