Le esperienze di oggi per l’educazione di domani: un libro racconta la sfida
"Scuola, Università, Impresa" è un volume in cui si raccontano le nuove esperienze educative in un periodo di grande transizione dei sistemi educativi

«In un mondo in cui tutto va veloce, in cui si cambia in continuazione, alla sfida dell’educazione non si può rispondere con i modelli del passato». E’ molto convinta Lorella Carimali quando lo dice. Lei, una professoressa che è stata tra i finalisti dei Nobel dell’insegnamento, sa bene come «tornare ai vecchi strumenti sia un enorme fallimento» e come quindi sia importante modificare i sistemi dell’educazione. Ma come?
E’ proprio per fare un po’ di chiarezza tra le esperienze che è nato “Scuola, Università, Impresa”, un libro edito da Liuc e Guerini Next proprio per affrontare i temi dell’educazione. «È un equilibro instabile quello che tiene insieme il mondo della scuola, quello accademico e quello delle imprese» spiega il professor Luciano Tarquandi, uno dei curatori del libro, secondo cui «questi mondi devono parlare tra di loro ma non devono mai fondersi perchè ognuno risponde ad esigenze e logiche diverse» ma tutti insieme «diventano fondamentali». E così sono state tante persone a mettere mano al volume: da Nadia Cattaneo con l’esperienza del debate del suo Tosi a quelle di Cristina Boracchi che da preside del Crespi di Busto racconta l’evoluzione dai saperi alle competenze passando per quelle di Daniela Lazzati per il tema dell’alternanza scuola lavoro o di Elena Galante sulla continuità didattica.
«Tante esperienze e tanti spunti -analizza l’altro curatore del volume, il professore della Liuc Michele Puglisi- che hanno alla base quattro fili conduttori: la continuità dei percorsi educativi, la centralità dei processi di apprendimento, la considerazione che “i giovani sono fiaccole da accendere e non vasi da riempire” e la consapevolezza che scuola e università non hanno più il monopolio della formazione». E così questo «è un libro che mette un mattone alla costruzione di una università che va dalla scuola alle imprese -chiosa Federico Visconti, rettore Liuc e autore della postfazione-. Un lavoro comune che è un bell’esempio di persone preoccupata per il futuro dei giovani».
Proprio per questi motivi, ricorda ancora Lorella Carimali, «la tecnologia senza alla base uno strumento pedagogico vuol dire semplicemente abbassare i livelli di istruzione senza sfruttare le opportunità che il digitale offre. In tutto questo è bene ricordare come il World Economic Forum dice che i lavori che hanno alla base la sola conoscenza sono destinati ad estinguersi ma ci sono attività che hanno alla base la critica, la collaborazione, la comunicazione e la creatività che non verranno mai sostituite dai robot. Noi quindi dobbiamo ripensare i nostri percorsi educativi su questi valori».
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