“Qui non spreco”, i locali dove la “schiscetta” è buona e giusta
Il progetto, al quale hanno aderito decine di ristoratori, è volto a ridurre gli sprechi di cibo incentivando l'abitudine a chiedere la "family bag"
La doggy o meglio, family bag nei ristoranti del Basso Verbano è stata ufficialmente “sdoganata“. Chiedere ai ristoratori l’incarto con le pietanze ordinate e non consumate non sarà solo più semplice, ma anche un’abitudine buona e virtuosa.
Sono più di quaranta ad oggi i locali che aderiscono a “Qui non spreco“, il progetto nato dalla Convenzione rifiuti di Sesto Calende – che riunisce 32 comuni della provincia. Il protocollo di intesa è stato presentato e siglato questa mattina a Sesto Calende, comune capofila, dal vice sindaco Giovanni Buzzi e dal consigliere comunale sestese, delegato all’ambiente Jole Sesia, insieme a Fabrizio Mirabelli, presidente di Acsm-Agam e da Paola Rossi rappresentante di Achab Group. All’incontro hanno partecipato anche diversi rappresentanti delle amministrazioni locali coinvolte.
“Qui non sprECO” prevede il lancio di un circuito di ristoranti, patrocinato dalla Convenzione, attrezzati per ridurre rifiuti e sprechi. Il tutto in collaborazione con le ditte che gestiscono il servizio rifiuti Econord, Tramonto Antonio, Iseda e Acsm-Agam Ambiente srl (nuova denominazione di Aspem) e in sinergia con Achab Group.
Tutto è partito dalla volontà della Convenzione Rifiuti di Sesto Calende, la quale sta raggiungendo ottimi risultati di raccolta differenziata, di sensibilizzare tutti gli utenti del servizio compresi anche i visitatori del territorio sul tema “riduzione dei rifiuti e degli sprechi”, come già testimonia il calendario di raccolta 2018, interamente dedicato proprio alla lotta allo spreco alimentare. Il tutto con l’obiettivo di applicare quanto previsto dalla normativa nazionale sugli sprechi (la ormai famosa Legge n.16 del 19 agosto 2016, conosciuta anche come “Legge Gadda”) e di cercare di instaurare una nuova mentalità per ciò che riguarda la gestione degli avanzi dei pasti nei ristoranti.
Molto spesso, infatti possono essere portati a casa e consumati in un secondo tempo ma, proprio per una mancanza di abitudine, sia da parte dei clienti che dei ristoranti, invece vengono lasciati al ristoratore che deve necessariamente buttarli e sprecare del cibo ancora buono e nutriente.
Con questo obiettivo dunque, la Convenzione ha contattato tutti i ristoranti del territorio chiedendo di aderire al nuovo circuito “Qui non sprECO”. I ristoranti, aderendo, si impegnano a confezionare gli avanzi di pasto offrendoli ai clienti, per il trasporto a casa, all’interno di un eco-sacchetto in carta riutilizzabile (marchiato appunto Qui non sprECO), fornito dalla Convenzione e ad adottare almeno altre due misure atte a ridurre i rifiuti quali ad esempio esercitare pratiche di rifornimenti bevande con vuoto a rendere, offrire acqua solo in contenitori di vetro riutilizzabili, utilizzare tovaglie in stoffa e stoviglie lavabili o sapone liquido in dispenser ricaricabili in bagno.
La Convenzione, in cambio, offre il proprio certificato “Qui non sprECO” attraverso targhe, vetrofanie ed espositori da esibire nei ristoranti e, soprattutto, attraverso la diffusione della lista dei ristoranti su tutti i propri canali di comunicazione, a partire da quelli social come il sito ufficiale, la app e i canali Facebook e Twitter, per continuare con quelli cartacei, come apposite locandine e cartoline che saranno diffuse presso le sedi dei 32 comuni e, soprattutto, gli oltre 80 mila calendari di raccolta 2019 che andranno nelle case di tutti gli utenti del servizio a partire dall’autunno.
Da ultimo, condizione necessaria in iniziative di questo tipo, la Convenzione effettuerà periodicamente delle visite ai ristoranti aderenti per monitorare l’andamento del progetto e per verificare gli impegni presi dai ristoratori. Ad oggi, dunque la lista dei ristoratori stessi comprende 42 soggetti, ma sarà sempre in aggiornamento: nuove adesioni sono possibili in qualunque momento e chi volesse aderire potrà semplicemente contattare la Convenzione di Sesto Calende o il proprio Comune di appartenenza.
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