Salvini: “È cambiato il mondo, non la Lega”
Dal "pratone" di Pontida, e di fronte ad una grande folla, il discorso a tutto campo del segretario della Lega e ministro dell’Interno. Europa, pensioni immigrati i punti cardine
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Cornamuse e alberi abbracciati, applausi alla Croce Rossa – «le uniche onlus e associazioni che ci piacciono» – e alle forze dell’ordine. E una scritta a caratteri cubitali sotto al palco: “Prima gli italiani”.
L’uomo del Governo, della Lega di Governo, in un discorso fiume di oltre un’ora ha trattato a braccio tutti i temi parlando alla pancia e alla teste del movimento.
Pensioni, immigrazione, nuove sfide elettorali, scuola, Europa e molto altro sono i temi trattati da Matteo Salvini nel suo discorso in un luogo storico, sacro, del movimento che un tempo si riferiva al Nord e che ora vince nelle regioni Rosse e al Sud.
L’apparizione sul palco di Pontida è cominciata con un rito dal sapore leghista, col suono delle cornamuse e il ricordo dei morti, assieme alla madre di Gianluca Buonanno, scomparso pochi anni fa in un incidente stradale, con parole di conforto per la donna, in lacrime, e un bacio ad una pianta.
Poi, tornato sul palco, e circondato dai governatori, i fedelissimi Fontana, della Lombardia e Fedriga, del Friuli Venezia Giulia, oltre che al veneto Zaia e ad altri colonnelli del movimento verde, il segretario della Lega e ministro dell’Interno ha parlato a 360° sui temi caldi della politica nazionale.
Ha ribadito l’impegno a contrastare l’approdo di navi straniere nei porti italiani e di voler puntare sugli aiuti umanitari nei paesi d’origine e di imbarco.
Ha promesso di mettere mano alla riforma delle pensioni evocando la “quota 100” (l’addizione dell’età anagrafica e quella contributiva come requisito previdenziale), e ha pure garantito che ogni bambino e bambina a settembre potrà entrare a scuola (riferendosi alla discussa normativa sulle vaccinazioni).
Anche la tanto vituperata Europa è stata una promessa di Salvini: per rimanere in piedi dovrà venir rimodulata e la Lega è l’unico elemento che potrà far vivere l’Unione, ma solo se essa cambierà per dare voce ai popoli e non alla burocrazia.
Umberto Bossi è stato nominato un paio di volte nel discorso di Salvini; lo stesso per Roberto Maroni, citati come i fondatori del movimento, «ma non è la Lega ad essere cambiata, è il mondo che è cambiato», ha detto il segretario: «Da soli non si va da nessuna parte. Per vincere bisogna unire, in Italia e in Europa».
Salvini ha tenuto su di sè l’attenzione da grande comunicatore, chiedendo più volte l’intervento dei volontari del servizio d’ordine e della Cri per aiutare persone in difficoltà sotto il sole cocente e sfoggiando battute da padre di famiglia: «Non posso vedere fino a laggiù, non sono GattoBoy», ha risposto, sorridendo, a chi gli chiedeva di leggere un cartello riferendosi ad uno dei personaggi cartoon, beniamino del momento, nella tv per bambini.
Le ultime battute del suo discorso sono state pronunciate da segretario della Lega e rivolte ai tanti componenti del partito («non sprechiamo questa occasione») e da ministro dell’Interno: «Sarò al servizio di tutti, degli 8mila sindaci e di chi avrà bisogno, senza distinzione di appartenenza politica».
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