Passione, studio e nuovi progetti: Lara Treppiede racconta il nuovo incarico al Museo Bodini
Da qualche settimana ai vertici del Museo di Gemonio, la critica d’arte presenta le idee e la mission dello spazio espositivo
Il Museo Bodini di Gemonio da qualche settimana ha una nuova Direttrice: Lara Treppiede, critica d’arte, giornalista e mamma che per diversi anni ha collaborato con lo spazio espositivo seguendo le mostre e gli eventi. A VareseNews racconta il suo nuovo impegno e i progetti in cantiere.
Un nuovo importante incarico da Direttore che arriva dopo anni di collaborazione con il Museo Bodini. Come affronti questa nuova esperienza?
L’affronto con molta passione, voglia di fare e un pizzico di incoscienza, come sono abituata a pormi nei confronti delle sfide della vita. Ma soprattutto non l’affronto da sola.
Come racconteresti in sintesi la collezione del Museo e la mission?
Il Museo ha una collezione davvero preziosa che permette, dalle pagine dei libri (oltre 5000 di cui oltre 1000 a oggi catalogati), alla materia, di conoscere la scultura, non solo di Floriano Bodini. È la sua collezione, è la sua biblioteca; solo con l’accordo di poter esporre queste ha dato il benestare alla realizzazione del museo che doveva essere è e sarà un laboratorio a 360°.
Hai mai conosciuto Floriano Bodini?
Ho iniziato i miei studi su di lui nel 2006, anno in cui ho discusso la tesi triennale a lui dedicata, all’Università degli Studi di Milano, proprio qualche mese dopo la sua scomparsa. Spesso ripenso a quei momenti e a quanto la famiglia e le persone a lui vicine, mi abbiano aiutata nelle mie ricerche e siano sempre stati disponibili in un momento così difficile. Ma la cosa strana è che in questi anni, tra mie presenze e assenze al Museo, la figura di Bodini è sempre stata parte della mia vita, soprattutto in circostanze particolari: l’intervista che mi fece Riccardo Prina per Artevarese fu certamente la più significativa.
Oggi conosco Bodini nei racconti di allievi, amici, galleristi, collezionisti, colleghi, persone con cui si è scontrato e persone che lo stimano, uomini di chiesa e artisti, ma soprattutto lo riconosco nel legame con la figlia Sara.
Come si colloca l’arte di Bodini oggi, nei cambiamenti che la società e anche l’arte sta vivendo?
Il prossimo ottobre aprirà al Castello di Masnago e al Museo Bodini, una mostra a cura di Fabrizia Buzio Negri intitolta “Zivilcourage”, coraggio civile, coraggio di agire, dedicata ai vent’anni dalla realizzazione del monumento de I Sette di Gottinga a Hannover in Germania. Un progetto scelto tra 26 proposte internazionali, un inno alla libertà, una porta semiaperta che ancora oggi invita a oltrepassarla. Dopo il primo periodo estremo, legato al realismo esistenziale, nelle committenze ecclesiastiche, così come nei monumenti pubblici, non è mai mancato in Bodini il sentimento critico, il desiderio di mettersi in gioco e di indagare, di studiare e analizzare, di addentrarsi nel presente. Dei rapidi esempi: gli uomini impotenti e quella donna col bambino travolti dall’atroce gruppo scultoreo de La Guerra (1963) sono l’oggi. I ritratti del padre e del fratello di metà anni Sessanta sono penetranti, veritieri, emblemi di una società contemporanea.
Si è appena conclusa una importante mostra su un secolo di arte a Varese che ha coinvolto diverse sedi espositive, qual è il bilancio di questo progetto?
Un bilancio positivo. È cosa nota che le sinergie e le collaborazioni permettano la realizzazione di progetti più articolati e una maggiore diffusione degli stessi. Così è stato per questa mostra “Il palpito del colore. Un secolo di pittura a Varese, curata da Chiara Gatti, con il prezioso sostegno di Angela Reggiori e Alberto Palazzi, che ha portato al Museo dei quadri molto preziosi e significativi. Sono stati davvero numerosi i visitatori che nei fine settimana facevano il tour nelle sedi espositive e il Museo ha avuto modo di essere scoperto da persone nuove!
Quali sono i programmi futuri?
In una visione a breve termine sicuramente la didattica: vorrei far vivere il museo a bambini e ragazzi, incrementando la proposta formativa, sia di visita che di laboratori, oltre che portare avanti il lavoro di catalogazione della biblioteca. Il futuro guarda oltre e vede il museo come al luogo di studio e valorizzazione del lavoro di quegli artisti, troppo spesso messi in secondo piano, del Realismo Esistenziale.
Donna lavoratrice, mamma, compagna, volontaria della Croce Rossa, sportiva: come si riesce a far coincidere tutto?
Da sempre le mie giornate sono piene di impegni, ma riesco a occuparle di cose che mi piace fare e mi appassionano! La mia fortuna e il grande aiuto è sicuramente avere a fianco una persona che condivide, e spesso supporta, i miei interessi.
Qual è l’ultima mostra che hai visitato?
In ordine di tempo la mostra di Vivi Papi al Battistero di Velate: una ricerca, quella condotta dal gruppo di lavoro al femminile guidato da Carla Tocchetti, che ha dato una nuova luce a volti noti di artisti e personaggi della cultura varesina, nei preziosi scatti di Papi. Fuori provincia ho piacevolmente percorso il “Viaggio sentimentale” di Giosetta Fioroni a Palazzo Reale, proposto da Flavio Arensi.
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