Pellegrinaggio in Terra Santa: “Esperienza affascinante e profonda”

Il racconto di don Giuseppe Cadonà, giovane coadiutore della comunità pastorale di Sant'Eusebio che ha accompagnato un gruppo di 40 parrocchiani nelle terre di Gesù

Israele

Un viaggio ricco di spiritualità, affascinante e ogni volta diverso.

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Don Giuseppe Cadonà, 31 anni, coadiutore della comunità pastorale di Sant’Eusebio (che comprende le parrocchie di Casciago, Morosolo, Barasso e Luvinate), ha accompagnato un gruppo di 40 parrocchiani (22 giovani e 16 “diversamente giovani”, oltre a due sacerdoti) in pellegrinaggio in Israele e Palestina, nelle terre di Gesù, per una settimana a inizio agosto 2018.

«Siamo tornati ieri notte (venerdì 10 agosto). È la terza volta che compio questo pellegrinaggio, la prima nel 2008 con la mia parrocchia di Malnate, la seconda con il seminario e poi questa da “accompagnatore” dei miei parrocchiani – racconta don Giuseppe -. Ogni volta è una scoperta nuova e diversa, un’esperienza affascinante e ricca, guardata con prospettive e occhi diversi. Camminare insieme a persone che non erano mai state in questi luoghi è stato molto bello. Abbiamo incontrato persone e ascoltato testimonianze profonde, visitato luoghi sacri dove si respira una fede non tradizionale, praticata ogni giorno, radicata nelle esperienze di carità».

«I giovani soprattutto sono rimasti affascinati e colpiti allo stesso momento dalle testimonianze, messi di fronte e a contatto con una cultura diversa, completamente “altra” rispetto alla nostra – prosegue don Giuseppe -. Abbiamo visitato l’orfanotrofio di Betlemme, l’ospedale di Nazareth, incontrato Padre Francesco Patton, il Custode di Terrasanta e il Patriarca di Gerusalemme Pierbattista Pizzaballa: testimonianze di fede forti e profondissime. Io sono rimasto molto colpito dall’esperienza fatta nel “Deserto di Giuda”: abbiamo camminato per 17 chilometri da Gerusalemme a Jerico sotto il sole, insieme, aiutandoci a vicenda. È stata un’esperienza forte, abbiamo provato cosa vuol dire la fatica, capito il significato della parola “eremos”, ci siamo liberati dalle catene e guardati dentro, sentendoci più vicini a Gesù e alle prove che ha affrontato nel deserto, raccontate nel Vangelo».

Israele

Per i territori di Gaza è stata l’ennesima settimana complicata, fatta di lanci di razzi, scontri, morti e feriti: «L’abbiamo letto sui giornali, ma non abbiamo incontrato situazioni di pericolo – spiega don Giuseppe -. Di sicuro si respira una tensione costante, un’incertezza totale sul futuro, raccontata anche dalle parole di chi vive quella realtà ogni giorno. Ci sono problemi politici e una situazione in evoluzione continua che non dà certezze nè sicurezze. Io vorrei tornare in Terra Santa in futuro in pellegrinaggio, magari dedicando più tempo al silenzio e alla meditazione, a Gerusalemme, nei luoghi che parlano di Gesù».

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Pubblicato il 11 Agosto 2018
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